Quello visto contro la Lazio è stato senza dubbio il miglior Verona di questa stagione. Di fronte ai biancocelesti, apparsi, meno trascendentali del solito, ma pur sempre quarti in classifica, i gialloblù hanno sfoderato una prestazione di altissima qualità, dove gli ingredienti fondamentali, ben miscelati tra di loro, sono stati intensità, attenzione e grande spirito di sacrificio. Il pareggio finale è un risultato con i fiocchi, di estrema importanza, che consente alla formazione di Zaccheroni di mantenersi in corsa per la salvezza. Un obiettivo che fino a poche settimane sembrava irraggiungibile e che ora non appare più una chimera. PREGI E DIFETTI Nella fredda serata del Bentegodi, comunque gremito da oltre ventimila persone nonostante l’orribile orario tardo pomeridiano, è brillata in cielo la stella di Cyril Ngonge. Il giovane attaccante belga, scovato con ineffabile fiuto da Sean Sogliano, ha stupito tutti con la sua rapidità e il suo sinistro ispirato e imprevedibile. Dopo aver dato un piccolo assaggio delle sue doti nello scampolo di partita contro l’Udinese, ieri sera, alla sua prima da titolare, ha ripagato ampiamente la fiducia concessa. Un plauso particolare merita anche la squadra per come ha saputo ben interpretare le varie fasi dell’incontro. La premiata ditta Zaffaroni & Bocchetti, con grande coraggio, ha affrontato i biancocelesti accettando senza paura i duelli individuali, spesso vincendoli. Anche se forzata, positiva si è rivelata la scelta di Lasagna che con le sue accelerazioni ha consentito alla manovra di guadagnare in profondità. L’unico problema è l’astinenza da gol dell’attaccante gialloblù che anche ieri sera, nonostante la grande applicazione, non è quasi mai riuscito a rendersi pericoloso. Si è rivisto dall’inizio Coppola, preferito per precisa scelta tecnica al più esperto Ceccherini, vista la necessità di contrastare le iniziative di Pedro. Il difensore gialloblù, apparso ancora un pizzico arrugginito dopo l’infortunio che lo ha tenuto fuori per due mesi, ha palesato qualche difficoltà ma, tutto sommato, se l’è cavata. Unico neo l’occasione del gol dove, senza nulla togliere alla giocata del talentuoso attaccante spagnolo, la marcatura è apparsa un tantino “superficiale”, con l’esterno biancoceleste abile a beneficiare dello spazio di manovra concesso. Nei venti minuti finali, infine, quando la Lazio si è ripresa in mano lo spartito della partita, con l’intenzione di vincerla, i gialloblù hanno mostrato un po’ il fianco, soprattutto anche per l’enorme dispendio di energie fisiche e mentali fin lì profuso. In questo contesto di gioco sarebbe sicuramente servita la presenza di Djuric, giocatore maggiormente adatto per caratteristiche a far salire la squadra. Al suo posto ci ha provato Gaich, ultimo arrivato in riva all’Adige, che oltre a sgomitare altro non ha fatto. Dalla sua, però, il fatto di avere alle spalle solo pochi giorni di lavoro con la sua nuova squadra. Sicuramente avrà modo di rifarsi.
Enrico Brigi