Nell’area ex austriaca del Cimitero monumentale resiste al tempo anche la tomba (meglio, il cenotafio) di un’illustre nobildonna legata a doppio filo (matrimoniale) con un acerrimo e duro repressore austriaco degli ottocenteschi ardori risorgimentali lombardo-veneti. Senza alcuna tabella o nota indicativa per quanti possano esserne interessati, langue il sepolcro della contessa Franziska Romana von Strassoldo-Gräfenberg, moglie del feldmaresciallo Josef Radetzky (Sedlčany, 2 novembre 1766 – Milano, 5 gennaio 1858), comandante dell’esercito austriaco in Italia dal 1831 al 1848 e, poi, governatore generale del Lombardo-Veneto fino al 1857.
Il 25 ottobre 1849 Radetzky s’insediò a Verona come governatore generale, civile e militare e comandante supremo della 2ª Armata Austriaca. Ed è nella città scaligera che la moglie Franziska cessò di vivere nel 1854, a 75 anni d’età.
Il marmo del loculo nell’oblio scandisce: “Franziska Grafin Radetzky geborne Grafin Strassoldo Gräfenberg Sternkretz Ordens Dame und Ehrendame des Königlichen Bairischen Theresien Ordens geboren am 3 Iänner 1779 gestorben am 12 Iänner 1854”. Cioè, “Francesca Contessa Radetzky nata Contessa Strassoldo Gräfenberg (segue il titolo dell’ordine cavalleresco femminile – Ordine di Teresa – istituito nell’ambito del Regno di Baviera) nata il 3 gennaio 1779 morta il 12 gennaio 1854”.
Franziska nacque a Tržič (in tedesco Neumarktl), Carniola, ora nella Slovenia settentrionale, nei pressi del confine con l’Austria. Apparteneva ad una potente famiglia nettamente austriacante. I suoi genitori furono Leopold Lorenz Conte von Strassoldo e Maria Franziska Romana Anna Contessa von Strassoldo (nata von Auersperg). La contessina sposò il futuro feldmaresciallo Josef Radetzky il 5 aprile 1798 nella chiesa di San Nicolò del Castello di Strassoldo, ora frazione del comune di Cervignano del Friuli, in provincia di Udine.
Il matrimonio tra Franziska e Josef non fu certo d’amore, come d’abitudine allora. Tuttavia, la moglie diede al marito otto figli, cinque maschi e tre femmine. Durante la sua permanenza a Milano con la famiglia, il baldo Radetzky ebbe modo di trovarsi l’amante fissa (di 40 anni più giovane), tale Giuditta Meregalli, stiratrice a Sesto San Giovanni. Per tenerla a sé, l’austriaco la rese proprietaria di un’osteria e lei lo ripagò con fedeltà e… quattro figli.
La mesta noncuranza al ricordo di Franziska riguarda un altro insigne personaggio, suddito austriaco di ceppo tedesco, che giace in un sepolcro purtroppo malridotto, sempre nell’area ex austriaca del Cimitero monumentale di Verona. L’urna solitaria in marmo veronese contiene i resti terreni di Franz von Scholl, luogotenente feldmaresciallo ed ingegnere militare addetto alle fortificazioni (Aache/Aquisgrana, 8 gennaio 1772 – Verona, 3 settembre 1838).
Il manufatto d’inumazione, danneggiato anche da schegge di bombe cadute durante le incursioni alleate su Verona soprattutto tra il gennaio 1944 e l’aprile 1945, riporta su un lato: “Franz von Scholl Feldmarschall-Lieutenant Im H. H. Ingenievrs Corps”. Sull’altra facciata appare: “Geboren: 8ten Jaenner 1772 Gestorben: 3ten September 1838”. Morì, pare, per un malore provocato dal dolore per la scomparsa, avvenuta il giorno prima, della moglie Santina. La lapide poco distante della congiunta, meritevole d’una ripulitura generale, recita: “Hier ruht Santina von Scholl gebo-rene Resich gest. im 52ten lebensjahre den 2ten September 1838 Der geliebten mutter die trauernden kinder” (“Qui riposa Santina von Scholl nata Resich morta nel 52mo anno di vita il 2 settembre 1838 Alla amata madre i figli addolorati”).
Claudio Beccalossi