Negrar: radioterapia di ultra-precisione Uno studio sui primi 100 pazienti trattati in solo 5 sedute contro le necessarie 20

L’IRCCS di Negrar si conferma centro di riferimento internazionale per la radioterapia oncologica. Per due giorni, esperti europei e statunitensi hanno tracciato lo stato dell’arte dell’impiego di Unity, l’acceleratore lineare integrato con Risonanza Magnetica ad alto campo (1,5 Tesla), che consente trattamenti radioterapici di ultra precisione, tali da colpire il tumore, salvaguardando il più possibile i tessuti sani.
La multinazionale produttrice di Unity, la svedese Elekta, ha scelto il “Sacro Cuore Don Calabria” per l’incontro internazionale, in quanto centro che per primo in sud Europa e quindi in Italia – era il 2019 – si è dotato dell’innovativa tecnologia, sviluppando in pochi anni un significativo know how. Attualmente Unity è presente in tre ospedali italiani e in 74 in tutto il mondo, di cui, adesso, 30 in Europa
Il simposio in sala Fr. Perez ha visto la partecipazione di 120 iscritti, 45 dei quali stranieri di cui una decina provenienti dagli Stati Uniti. Tra i relatori il professor Martijn Intven del Centro Medico Universitario di Utrecht (Olanda), dove è stato trattato il primo paziente al mondo con Unity nel 2018, il professor Daniel Hyer dell’Università dell’Iowa e la professoressa Michela Buglione degli Spedali Civili di Brescia.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata di Negrar e professore ordinario all’Università di Brescia, che con i suoi colleghi di Dipartimento – il dottor Michele Rigo, radioterapista oncologo, e il dottor Ruggero Ruggeri, fisico medico – hanno illustrato l’attività svolta con Unity sui primi mille pazienti per un totale di oltre 8mila sedute, Gli stessi dati saranno presentati dal professor Alongi al congresso nazionale di Radioterapia Oncologica del Giappone, che si tiene a Tokyo dal 28 febbraio al 2 marzo.
“Il 53% di questi mille casi ha riguardato tumori della prostata, il 25% metastasi, fino a un massimo di 5 lesioni linfonodali e/o ossee. I restanti pazienti erano affetti da neoplasie addominali, come quelle del pancreas o del rene”, sottolinea Alongi. La precisione di trattamento, garantita dall’ottimale definizione delle immagini della Risonanza Magnetica ad alto campo incorporata all’acceleratore lineare, consente di irradiare il tumore ad alte dosi, riducendo così il numero di sedute di trattamento.
“Lo scorso anno abbiamo pubblicato sulla rivista Journal of Personalized Medicine uno studio sui primi 100 pazienti affetti da tumore alla prostata clinicamente localizzata trattati in solo 5 sedute, contro le 20 necessarie solitamente con la radioterapia convenzionale. A 18 mesi in media dalla conclusione del trattamento, abbiamo registrato un solo caso di complicanza degna di nota ,(problematica urinaria) e in più del 90% il PSA (il marcatore biochimico che indica patologie della prostata, tra cui il tumore) si è normalizzato, in linea con le migliori serie di pazienti riportate dalla letteratura scientifica”.