Affrontare il primo Natale, senza una persona cara, senza LA persona cara, è una di quelle situazioni che se si potesse, si vorrebbero saltare a pie pari. Solo l’idea infatti di dover sostenere quel giorno, con tutte le implicazioni emotive che comporta, fa soffrire… Anche perché di sovente non se ne vede più il vero senso. Se è vero che la mancanza è viva ogni giorno, ci sono dei momenti che inevitabilmente la intensificano ancora di più. Confrontarsi, per la prima volta, attorno a lucine, addobbi e una vita di ricordi con la “nuova” realtà: fatta di mancanze e di una sedia troppo vuota attorno alla tavola, può essere soverchiante. Ciò che risulta sempre più chiaro è che dopo una grande perdita nulla è più lo stesso. Emozioni come tristezza, paura, rabbia possono sorgere più facilmente ed essere difficili da controllare, soprattutto in questo momento che di per sé dovrebbe essere sinonimo di famiglia. Se la vera essenza del Natale è condividere con i nostri cari la gioia di ritrovarsi, quando un pezzo del nostro nucleo non c’è? Cosa proviamo? E cosa possiamo fare? Vediamo scorrere nelle nostre menti immagini di tutto ciò che abbiamo vissuto e ciò che manca risalta, come un film senza pubblicità. L’entusiasmo e la voglia di stare con gli altri, per scambiarsi affetto e doni, spesso sono emozioni che si avvertono come distanti e in netta dissonanza con il proprio stato d’animo e possono far sentire la persona in lutto ancora più triste e sola. Se alcune persone possono provare a essere solidali e vicine, altre risulteranno non comprendere il nostro vissuto e sottolineare ancora una volta i loro limiti. Ma il vero aiuto, quello che ci può realmente permettere di trascorre questa giornata con un pizzico di serenità, arriva sempre da noi stessi. Partendo dal presupposto che non esiste un modo giusto o sbagliato di affrontare ciò che si prova, né una “ricetta” per affrontare il proprio dolore, in quanto è un qualcosa di molto intimo e personale. È certamente importante ricordarsi di essere comprensivi verso se stessi. Ognuno, quindi, dovrebbe provare a vivere il Natale nel modo che più sente nelle proprie corde pensando si a come stare bene con gli altri, e andando loro incontro, ma sempre rispettando in primis se stessi e le proprie emozioni. Concedersi quindi di allentare i sentimenti di colpa o inadeguatezza e accogliere la sofferenza, che può essere molto intensa durante queste ricorrenze, non è egoismo ma sopravvivenza. E’ fondamentale non giudicarsi e non mettersi da parte. Credo quindi che la cosa più utile sia ascoltarsi e permettersi di fare solo ciò che ci si sente. Non è necessario, e soprattutto non è sano, sforzarsi e falsare i propri stati d’animo. Inoltre, provare a introdurre un nuovo e sentito rituale in famiglia, che permetta di ricordare chi non è con noi può esserci di supporto. Riservare un momento, uno spazio o un luogo specifici per ricordare il nostro caro, tramite una foto, un disegno, un oggetto o qualsiasi cosa abbia un significato, potrà aiutare a sciogliere un nodo emotivo e palesare il momento che stiamo affrontando permettendoci di viverlo.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta