La sua era una voce educata, non invadente, quasi distaccata che d’incanto si è trasformata in una traccia, è entrata in film e romanzi, ha saputo dare il timbro a un evento, alla rappresentazione di quell’ evento. Quando sentiamo urlare «gol» per quel piatto di destro di Rivera o ripetere il triplice grido «campioni del mondo!» un mondo si spalanca davanti ai nostri occhi.Lo sport, il suo grande amore. Tutto nacque da una buona pagella che gli consentì di andare in viaggio premio all’Olimpiade di Berlino nel ’36. «In treno, terza classe, panino, Jesse Owens… fu un’ esperienza meravigliosa» confidò. E una volta alla Rai quell’amore tornò fuori rigoglioso come tutte le passioni vere. Il giovane Martellini alternava politica estera e cronaca allo sport. La sua prima radiocronaca di calcio fu nel ’46 (Bari-Napoli), la sua prima telecronaca nel ’58 a Londra (Inghilterra-Urss), successivamente commentò i funerali di Luigi Einaudi e di Giovanni XXIII.Ha raccontato undici Mondiali, tre Olimpiadi, diciotto Giri d’Italia e dodici Tour de France, con la sua voce calda e rassicurante, con garbo e sensibilità, con il gusto per l’essenziale. Indimenticabile anche Italia-Germania 4-3 del 1970, il Mondiale in cui Martellini subentrò a Nicolò Carosio.Anche all’apice della sua carriera Nando non assunse mai i toni del professore, era la sua indole, che nasceva da una profonda curiosità per gli altri e da un grande rispetto per il mestiere di giornalista. Capire e raccontare, come quella volta sul Canale di Suez. A volte, il giorno prima di una partita andava sul campo di allenamento con l’album delle figurine per conoscere meglio la fisionomia dei calciatori. Quando non era sicuro della pronuncia straniera andava a chiedere lo spelling al collega telecronista. Insegnava ai più giovani i trucchetti della diretta e ricordava sempre: «Ricordatevi, il pallino ce l’ha sempre chi fa le domande!». Oltre che per le telecronache memorabili, epiche anche alcune sue divertenti gaffes, come quando per quasi dieci minuti chiamò Jacobelli il centravanti della nazionale Altobelli.Martellini riteneva suo successore Bruno Pizzul: «Un gentiluomo, fa parte di una razza in via d’ estinzione. Da lodare anche Bruno Longhi per la rotondità della telecronaca: non usa mai toni drammatici» anche se era contrario all’uso della telecronaca a due. Impossibile infine non rammentare l’urlo commosso «campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo», che l’11 luglio 1982 rimbalzò nelle nostre case. «Un’ emozione unica. Io però non partecipai alla festa di Madrid né al tresette con il presidente Pertini nel viaggio di ritorno. Il 12 luglio era l’anniversario di matrimonio, feci una sorpresa a mia moglie piombando a casa alle tre di notte. Gli anni filmano tanti momenti, ma poi affiorano quelli più importanti».