Nuovo passo avanti nella costruzione del progetto del Museo del vino che porterà sul territorio veronese un indotto di 700 milioni a fronte di un investimento di 15 milioni che saliranno poi a 21 dopo sei anni per i necessari restyling. Unica incertezza ancora la sede. In città o in provincia? In un edificio da sistemare o da costruire ex novo? Il punto è stato fatto questa mattina nel convegno in Camera di commercio promosso dalla Fondazione Muvin presieduta dal docente universitario Diego begalli e aperto dagli interventi di Ciro Maschio e Matteo Gelmetti parlamentari di fratelli d’Italia che hanno garantito di aver portato il fascicolo del Museo del vino veronese sul tavolo del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida per una richiesta di finanziamenti. Nel corso del convegno sono stati presentati il concept plan, il piano industriale e un’analisi sull’impatto del progetto a livello locale e regionale. Il presidente Begall ha stimato in “oltre 1 miliardo di nuove risorse in 10 anni, grazie a un investimento di 20 milioni di euro.Il traguardo è di 350.000 visitatori al quinto anno di apertura, con 7 milioni di ricavi. In dettaglio, “l’impatto diretto e indiretto sull’economia della provincia ammonterà a circa 700 milioni di euro in 10 anni – spiega il Prof. Diego Begalli, presidente della fondazione MUVIN e Prorettore dell’Università di Verona – La ricaduta sul sistema regionale e multiregionale raggiunge invece 3-400 milioni di euro con un moltiplicatore di 1 a 30, se consideriamo che l’investimento complessivo sarà nell’ordine di 20 milioni di euro. Si tratta di un impatto ben superiore alla media definita dagli studi più accreditati sull’economia della cultura”. A esporre il Business Plan 2024 del MUVIN, Enrico Ghinato, consigliere d’amministrazione della fondazione e già alla guida di parchi tematici del livello di Gardaland e Aquardens: “Il MUVIN impiegherà a regime circa 200 persone. Una vera e propria impresa culturale che, già nella fase di start up, raggiungerà l’equilibrio tra ricavi e costi di gestione e arriverà in cinque anni al traguardo di 350 mila visitatori e 7 milioni di fatturato”. “Ma l’aspetto ancora più importante – tiene a precisare il manager – riguarda il ricavo medio per visitatore, che si attesterà a 14 euro, grazie a un modello di business basato su un mix di esperienze e offerte, incluse degustazioni e merchandising. Un risultato che ci allinea ai più virtuosi standard internazionali di gestione museale”. “Nel 2020 il Consiglio Regionale all’unanimità ha approvato la legge sugli ecomusei del Veneto – ha detto il consigliere regionale Enrico Corsi – L’Italia, unico grande produttore d’Europa a non avere un museo internazionale del vino, ha oggi l’opportunità di costruire un hub culturale di ultima generazione e allineato ai linguaggi più moderni della multimedialità e del nuovo turismo culturale”. Tre le esperienze europee prese come punto di riferimento: il museo del vino di Bordeaux che richiama 450mila visitatori l’anno con un prezzo medio di biglietto di 22 euro e punta alla valorizzazione del territorio, Vivanco in Spagna che raggiunge i 100mila visitatori l’anno con un biglietto che varia dai 18 ai 50 euro a seconda delle esperienze che i visitatori vogliono fare all’interno e Wow Porto in Portogallo che comprende 7 musei per un totale di 385mila visitatori con un biglietto dai 20 euro in su e garantisce una multiofferta. “Dobbiamo fare sintesi di queste tre esperienze”, ha sottolineato Ghinato, con un edificio che si estenderà su 9mila metri quadrati di cui 4 mila dedicati all’esposizione museale. MB