MotoGp pazzo, motomondiale bellissimo. C’è poco da fare: le emozioni che regalano le due ruote sono cosa per palati fini.
Anche in questa 75a Edizione le prime gare, un po’ sparse da tradizione in giro per il mondo, hanno saputo conquistare gli appassionati e hanno fatto scattare “tutti in piedi sul divano” fra bagarre, giri veloci e staccate.
Facciamo il punto: Ducati, come era prevedibile, è sempre la moto da battere, non c’è veramente storia. A Le Mans, dove il circo (passato, nel frattempo, nelle mani di Liberty Media) ha fatto tappa nel corso dell’ultimo weekend di corse, sul palco c’erano tre portabandiera della casa di Borgo Panigale.
Con ben quattro team non può non esservi d’altronde Guerra Intestina.
Conflitto che fa sicuramente arricciare la barbetta caprina di Gigi Dall’Igna e aumentare all’impazzata le pulsazioni del buon Davide Tardozzi, direttori d’orchestra dell’intera compagine motociclistica.
Aprilia e KTM ogni tanto battono un colpo, ma la sensazione è che la guerra per il trono sia una faccenda esclusiva del gruppo bolognese.
Meno male, però, che da Noale e da Mattighofen fanno un poco sentire la loro voce, perché dal Giappone sembra che abbiano finito letteralmente le batterie.
Yamaha e soprattutto Honda hanno probabilmente le corde vocali usurate e non ne azzeccano una.
I due mostri sacri del Sol Levante sono uno più disastroso dell’altro: cosa stia succedendo da quelle parti, nessuno può realmente saperlo.
Per colpa o per sfortuna.
In Francia, infatti, Fabio Quartararo stava disputando la miglior gara dell’anno (con un sudatissimo ottavo posto), ma ad un certo punto è finito nel ghiaione e il “sogno” si è bruscamente interrotto.
E piange il cuore a vedere Mir e Marini làggiù, nel girone peggiore dell’Inferno, con la gloriosa RC213V.
Rovine del passato si sgretolano in stile Limbo di Inception.
A fronte di un campionato di MotoGp costruttori scontato, fa da contraltare quello piloti che, come accennato nelle prime righe dell’articolo, produce scintille e sa divertire in grande stile.
Per le disgrazie dei centauri già nominati, a fare fuochi d’artificio sono stati oltre ai due attesi rivali Pecco Bagnaia e Jorge Martin, altri straordinari e ritrovati protagonisti: Marq Marquez, fenomeno vero e con un mezzo all’altezza, coltiva ambizioni proibite e regala grandissime gioie al Team Gresini (mille gare disputate dalla fondazione della scuderia); Maverick Viñales, libero (?) dai fantasmi, è stato autore di due prove magistrali in Portogallo e in Texas; Enea Bastianini, reduce dalla disgraziata stagione 2023, sta dimostrando di avere velocità e solidità mentale.
Per ora un po’ deludenti lo stagionato Espargarò, l’estroverso Bezzecchi e lo smarrito Oliveira.
Menzione speciale per Pedro Acosta. È un rookie, ma con quel qualcosa in più: tenete d’occhio lui e la sua GasGas perché siamo davvero di fronte al nuovo marziano della MotoGP.
E Morbidelli?
Il buon Franky, sornione, occupa un posto che sta dimostrando di non meritare troppo. Montmelò e il Mugello are loading…
Matteo Quaglia