L’intervento edilizio prospettato a suo tempo, nel cuore di Montorio, aveva scatenato molte proteste ed era stato poi bocciato dal Comune nel 2019 con delibera e ora viene seppellito definitivamente dal Consiglio di Stato.
Lo scorso 23 marzo, con sentenza pubblicata il 28 aprile, il Consiglio di Stato ha infatti accolto il ricorso de La Fossetta, società facente capo all’imprenditore Leardini che nell’aprile 2013 aveva ottenuto dalla giunta Tosi il via libera per un maxi-intervento di 120 nuovi appartamenti su area agricola dietro la promessa di opere pubbliche (campi sportivi, palestre e perfino fontane con giochi d’acqua) impossibili però da realizzare data l’esiguità del contributo di sostenibilità concordato (appena 1,5 milioni di euro).
Fu la stessa amministrazione Tosi, due anni dopo (agosto 2015) a ricredersi, come ricostruisce l’assessore Bertucco, all’epoca consigliere di opposizione, “e a provare a metterci una toppa, invocando il parere di un consulente esterno, sulla base del quale dispose la revoca del progetto”.
Proprio su quella consulenza esterna si è concentrato il Consiglio di Stato, secondo il quale “risulta violare la corretta dinamica del procedimento amministrativo quella decisione che esterna valutazioni di opportunità e di legittimità mediante l’integrale e non motivato recepimento di un parere legale senza investire nuovamente gli organi tecnici dell’amministrazione sui profili di ritenuta incompatibilità del progetto presentato”.
In linea con la precedente decisione del Tar (che aveva dato ragione al Comune) il Consiglio di Stato riconosce l’ampia discrezionalità in capo al Comune nella conduzione degli accordi con i privati (“ben può, come rilevato dal Tar, l’amministrazione comunale richiedere un parere legale”) ma precisa che “se tale parere risulta vertere su aspetti già investiti dall’istruttoria e favorevolmente apprezzati dagli uffici competenti all’istruttoria, risulta necessario, allora, quantomeno investire nuovamente l’organo tecnico-amministrativo competente”.
“Nel mirino c’è dunque la scorciatoia presa dall’allora amministrazione Tosi in un momento di grande subbuglio istituzionale. Va infatti ricordato”, prosegue Bertucco, “che nel frattempo la magistratura, grazie ad un esposto presentato dal sottoscritto, aveva scoperchiato il sistema di concussione di cui è stato riconosciuto responsabile l’allora vicesindaco Giacino. E proprio Leardini aveva assunto i panni di grande accusatore di Giacino”.
Il progetto così frettolosamente sepolto, fu successivamente riesumato assieme al Pua San Rocchetto (sempre facente capo a Leardini) nella prima metà del 2018 in sede di approvazione della Variante 22.
“Senza il lavoro di indagine svolto dal sottoscritto sulle fideiussioni tarocche che hanno caratterizzato una parte considerevole del Piano degli Interventi di Tosi e Giacino fin dal 2011, a quest’ora il Comune sarebbe costretto a rimettere in pista un progetto residenziale pesantissimo per il quartiere di Montorio”, dichiara Bertucco. Un lavoro che “consentì di inficiare nuovamente e definitivamente il procedimento urbanistico. Per la precisione, l’amministrazione Sboarina diede del tempo a Leardini per sostituire le fidejussioni tarocche con dei documenti buoni e validi, ma l’imprenditore riuscì a sostituire soltanto quella del Pua San Rocchetto e non anche l’altra fideiussione del Pua di Montorio”. La decisione del Consiglio di Stato è sostanzialmente priva di effetti per Montorio: il progetto è già stato definitivamente dichiarato nullo e inefficace con delibera del 10 luglio 2019.
Home La Cronaca di Verona Montorio, stop alla lottizzazione. Si chiude una vicenda edilizia molto controversa