«Irma, you are still my Goddess, my divinity. I prie for you, for me. Forgive my prose. Quando, come ci rivedremo? Ti abbraccia il tuo Montale».
Quella che viene considerata l’ultima composizione poetica di Montale è scritta su un foglio di carta del «Senato della Repubblica» e indirizzata a Irma Brandeis: donna, musa e vero amore di Eugenio Montale, che mai ebbe il coraggio di coronare quel sogno e che, pertanto, nel giugno ’81 e dopo quasi cinquant’anni di separazione da lei, si ritrova a scrivere questa lettera, ancora ricolma di desiderio e con una grafia tremolante.
A 41 anni dalla morte del maggior poeta del Novecento ricostruire la vicenda intricata della storia d’amore vissuta solo tra pagine di libri e lettere è un’operazione non del tutto peregrina per il grande pubblico, visto che la verità sulle vicende amorose – e dunque letterarie – del Montale è stata resa nota solo nel 2006, proprio grazie al contributo della vera Irma Brandeis. In seguito alla morte dell’amato, infatti, era stata proprio la Clizia montaliana a recarsi al gabinetto di Viessaux di Firenze e a consegnare le lettere che i due si erano scambiati per mezzo secolo: da questo contributo nasce lo studio di Rosanna Bettarini, filologa e studiosa montaliana morta nel 2012, che si è dedicata anima e corpo alla curatela dell’edizione critica delle Lettere a Clizia, pubblicate nel 2006 con Mondadori; un lavoro che ha illuminato la vita e le opere del poeta genovese e la cui origine si colloca nella primavera del 1933, quando la giovanissima e promettente dantista americana Irma si presenta al gabinetto scientifico letterario di Viessaux per incontrare il suo idolo letterario: Eugenio Montale.
Il poeta era all’epoca direttore della struttura e autore del rivoluzionario libro di poesia Ossi di seppia, opera che aveva appassionato la giovane oltre ogni dire. Il primo incontro era stato in verità deludente, la ragazza aveva trovato l’uomo-Montale piatto e noioso se confrontato alla verve poetica del Montale-letterato; nonostante ciò i due, rimasti affascinati dalle reciproche presenze, intraprenderanno una relazione epistolare che li farà perdutamente innamorare l’uno dell’altro. L’amore si tradurrà raramente in incontri dal vivo, e la Brandeis scoprirà solo un anno dopo l’inizio del rapporto che la quotidianità che lei avrebbe voluto condividere con lui le era già colma della presenza di un’altra donna, Drusilla Tanzi, la Mosca cui sono dedicate numerose sezioni delle sue raccolte e che morirà nell’ottobre del 1963. Ma in quelle date il dialogo tra i due innamorati era già terminato, Clizia smetterà di rispondere alle lettere di Montale dopo il loro ultimo incontro nel 1938; lui, poeta di infinita ispirazione, continuerà a indirizzarle le sue poesie più commoventi e dure, nutrendo quella «condizione umana in sé considerata» che è sempre stato l’argomento di «ogni possibile poesia»; e ciò «non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l’essenziale col transitorio».
Maria Letizia Cilea