Appeso ad un filo. Onestamente esile. Il destino di Marco Baroni si decide nell’immediato, ma anche quello dell’Hellas vive una tappa importante.
A Genova contro i rossoblù allenati dall’ex gialloblù e campione del mondo 2006 Alberto Gilardino il Verona è chiamato a fermare un emorragia pericolosa. Montipò e compagni nelle ultime sette gare di campionato hanno raccolto un misero punticino, lo 0-0 con il Torino.
Sono rimasti con un pugno di mosche nelle ultime quattro uscite, dove, se è vero che ci sono stati confronti impari, quelli con Napoli e Juventus, è altrettanto vero che Frosinone e Monza non si possono annoverare tra le big della serie A. Se al Ferraris arrivasse un’ulteriore sconfitta sembra difficile che il rapporto tra Baroni e il Verona possa continuare. Sia chiaro, l’allenatore ha le sue colpe, una parte preponderante ce l’hanno i giocatori e qualcuna se non altrettante la società. Se il Genoa batte l’Hellas Sogliano, ovviamente in accordo con il presidente Setti, avrà a disposizione la sosta per prendere una decisione.
Qualunque sia sarà, finalmente, opportuno spezzare quel quid che il Verona si trascina dal dopo Juric, nel bene ma anche nel male, la sciagura dell’Hellas. Baroni la difesa a tre l’ha messa in atto perchè, a suo dire, è nel dna di questa squadra. Ma lui, anche questo lo ha ribadito più volte, avrebbe voluto far giocare il Verona in maniera ben diversa. In questi anni, lo scorso soprattutto, ma non solo, la “voce” dei calciatori è stata predominante.
Lo spogliatoio ha fatto fuori Di Francesco che voleva, infatti, proporre un calcio diverso dal precedente, sempre lo spogliatoio ha imposto Bocchetti quando si sa bene che l’allora direttore sportivo Marroccu aveva fatto arrivare addirittura dal Cile Diego Lopez. Questo per ribadire e sottolineare che molte responsabilità le hanno i giocatori e se vogliamo quelli che sono legati all’Hellas da più anni. Baroni ha cercato di mediare, non si è imposto ma l’impressione è che qualcuno lo abbia abbandonato, nessuna rottura evidente, nessuno screzio ma l’allenatore ha perso il polso dello spogliatoio, questi giocatori, per dirla con frasi fatte, nel fuoco per lui non si butteranno mai.
E allora ecco che la sfida con il Genoa può dire molte cose, probabilmente definitive. Quali sono i giocatori su cui Baroni può fare davvero affidamento? Qual è il modo definitivo di stare in campo di questa squadra?
Il tecnico toscano ha scelto una sorta di via di mezzo, giocando nelle ultime gare con il 3-5-2 perchè se è pur vero che Bonazzoli è un attaccante di movimento è sempre e comunque una punta. La speranza è che il ritiro a Peschiera di questa settimana abbia portato forze ed energie ad una squadra apparsa anche molle sotto il profilo fisico. Certo i risultati non aiutano, la sfiducia si è impadronita di questa squadra. Dunque il Genoa è gara da dentro o fuori per Baroni ma anche per un Verona che, in caso di sconfitta sprofonderebbe ancora di più, anche peggio dello scorso anno.
Perchè in questa stagione la concorrenza è più viva che mai.
Non c’è, ad esempio, una squadra a livello societario vicina al fallimento, come era la Sampdoria e ci sono, sempre ad esempio, due dirette concorrenti come Lecce e Frosinone che stanno bene avanti di punti, ma anche a livello di gioco. Senza dimenticare la tradizione. Il Verona al Ferraris di Genova contro il Grifone rossoblù in 40 trasferte ha vinto solo tre partite, due in A e una in Coppa Italia.
Mauro Baroncini