“La lingua batte dove il dente duole. E comunque fosse solo la matrioska, nell’ufficio di Sboarina ci sono altre immagini di Putin…”. Così Flavio Tosi nel leggere la replica e “le risibili giustificazioni” del Sindaco Sboarina sulla matrioska raffigurante Putin nel suo ufficio. Tosi infatti incalza: “Accanto alla matrioska, nell’ufficio di Sboarina troviamo un ritratto di Putin, come si può vedere benissimo nel video di Mediaset de Le Iene, che nel novembre 2019 andarono da Sboarina”.
Insomma, sottolinea Tosi, “c’è Putin dappertutto nell’ufficio del Sindaco, sembra quasi un altare pagano, o forse un bazar di cimeli russi, dato che Sboarina minimizza risibilmente parlando di regali di qualche delegazione. E’ evidente che Sboarina correda il suo ufficio mettendo ciò che preferisce. E tra ciò che lo ispira c’è anche Putin, che evidentemente è da sempre un suo riferimento politico e valoriale. Al contrario di ciò che è Verona, città dove i cittadini credono nella libertà e nella democrazia e non certamente in un despota che aggredisce un libero Stato come l’Ucraina”.
“Quando mancano gli argomenti si ricorre all’imbroglio – aveva commentato il sindaco Federico Sboarina -. Come quello di far circolare una foto del mio ufficio con la matrioska che ritrae Putin su uno scaffale, che per qualcuno serve a insinuare una meschina polemica. A chi mi ha chiesto spiegazione ho risposto in maniera diretta, e cioè con la verità. E’ un dono di rappresentanza di una delle tante delegazioni ricevute dal 2017 che contiene le foto di tutti i presidenti russi. Arrivare a azioni simili significa pescare nel fango in assenza di cose serie da dire. La mia Amministrazione ha da subito condannato l’invasione in Ucraina e l’uso delle armi, lavorando seriamente per l’accoglienza a Verona dei profughi in fuga dalla guerra. Le Amministrazioni pubbliche parlano per atti concreti, come quelli che stiamo facendo, non c’è molto altro da aggiungere, se non che siamo di fronte al solito sciacallaggio politico”.
Si tratta in realtà di una matrioska che contiene le immagini di tutti i presidenti dall’Urss alla Federazione Russa, partendo da Lenin per arrivare a Putin. E’ uno dei tanti doni di rappresentanza esposti in Comune e regalati al sindaco durante gli incontri istituzionali con le delegazioni straniere. Oggi persino questo diventa elemento di polemica politica, tralasciando che dal 2017 al 2020 sono state almeno tre le delegazioni ufficiali russe ricevute a Palazzo Barbieri. La prima con il viceministro del governo di Mosca Ilya Kuzmin per collaborazioni turistiche e scambi commerciali, la seconda con il vicegovernatore di Lipetsk Nikonov Aleksandr per scambi culturali e la terza con il generale Sergej Kikot del contingente di difesa biologica in aiuto per le sanificazioni durante il Covid. Ognuno di loro ha portato oggetti rappresentativi del paese. Allo stesso modo come hanno fatto i componenti delle altre nazioni che hanno chiesto di essere ricevute dal 2017 ad oggi: Messico, Usa, Francia, Germania, Sierra Leone, Azerbaijan, Cina, Ungheria, Marocco, Oman, Austria, Polonia, Albania, Giappone, Spagna, Repubblica Dominicana e tanti altri. Altrettanti doni di rappresentanza che sono conservati e esposti in ricordo degli incontri, come è consuetudine nei rapporti istituzionali.