L’impresa compiuta dal Verona entra di diritto nel novero dei miracoli sportivi. Alzi la mano chi, anche se solo per un momento, avrebbe scommesso un centesimo sulla salvezza della squadra gialloblù. Quella appena terminata è stata una stagione incredibile, piena di emozioni contrastanti, tra gioie e delusioni, che si è tuttavia conclusa con un risultato straordinario: la permanenza in serie A, che vale la possibilità di partecipare per il quinto anno consecutivo al massimo campionato nazionale. L’incredibile risultato raggiunto lascia adesso meritato spazio ai festeggiamenti. Tuttavia, in attesa di capire cosa potrà succedere la prossima stagione, può diventare utile tracciare un primo bilancio di quella appena finita.
LA RIVOLUZIONE ESTIVA. Il “peccato originale” di questa tribolata annata è stato senza dubbio la rivoluzione estiva. Le cessioni di Baràk, Caprari e Simeone, non adeguatamente compensate dai nuovi arrivi, l’addio di Tony D’Amico, vero artefice delle geniali intuizioni di mercato degli ultimi anni, e la scelta di puntare su un quasi “debuttante” come Gabriele Cioffi, chiamato a prendere il posto di Igor Tudor, hanno visto presentarsi ai nastri di partenza una squadra, rispetto all’anno precedente impoverita dal punto di vista tecnico e priva di quella intensità agonistica, diventata marchio di fabbrica sotto le gestioni Juric e Tudor.
PARTENZA AD HANDICAP. Il pesante ko interno contro il Napoli all’esordio è stato il triste presagio di quello che sarebbe potuto succedere. L’esonero di Cioffi e l’avvento di Bocchetti, con in mezzo le dieci sconfitte di fila, hanno rischiato di mettere una pietra tombale sul campionato, prima ancora che finisse il girone d’andata. In aiuto è arrivata provvidenziale la sosta per il Mondiale dove Sean Sogliano, inaspettatamente richiamato al capezzale da Maurizio Setti, è riuscito a dare la scossa che serviva attraverso una serie di innesti – alcuni indovinati, altri un po’ meno – e con l’inserimento al fianco di Bocchetti, privo di patentino, di Marco Zaffaroni, ex tecnico di Chievo e Cosenza.
LA LUNGA RINCORSA. Il mese di gennaio è diventato improvvisamente il bivio decisivo per le sorti della formazione gialloblù. La squadra, grazie anche al prezioso lavoro di Zaffaroni, abile a tenere unito un gruppo demotivato e vicino ad alzare bandiera bianca, ha ritrovato improvvisamente unità d’intenti e tutti insieme si sono messi a remare per cercare di raggiungere l’obiettivo finale. Da lì è partita una lunga rincorsa, con qualche inevitabile incidente di percorso, che ha portato all’epilogo finale dello spareggio. La partita del Mapei Stadium è stata un cocktail adrenalinico di gioia e sofferenza, diventando il sigillo finale di un vero e proprio miracolo.
ORA SPAZIO AL FUTURO. Una volta dato spazio ai meritati festeggiamenti, arriverà il momento di pensare alla nuova stagione. La prima pietra da porre sarà sicuramente la guida tecnica. Riaffidarsi a Bocchetti – che ha un contratto fino al 2027 – oppure scegliere un tecnico più esperto ? Tutto passerà anche dall’eventuale conferma di Sogliano e da quello che potrà essere il budget disponibile, che sarà rimpolpato dai residui milioni delle cessioni estive, insieme a qualche possibile partenza – Doig e/o Hien – oltre a quella di Tamèze, dato già diretto verso Monza. Fondamentale sarà fare scelte giuste e oculate. Nessuno nell’ambiente gialloblù vuole avere a che fare con un’altra stagione sofferta come quella appena terminata.
Enrico Brigi