Il doppio dei malati scoperti rispetto al giorno prima. I nuovi casi positivi al Sars-CoV-2, ieri in provincia di Milano, sono stati 1.032 (martedì erano 440); 504 contagiati in città (contro i 236 di 24 ore prima). Da un giorno all’altro è raddoppiato anche il numero dei tamponi. Per «pesare» questi dati è dunque necessario esaminarli sotto un’altra ottica.
Primo: l’epicentro dell’epidemia in Lombardia si è definitivamente spostato da Bergamo e Brescia alla metropoli: tra il 50 e il 60 per cento dei nuovi malati lombardi sono milanesi. Secondo: sulla settimana, intervallo di tempo più adeguato per valutare l’espansione dell’epidemia, l’aumento appare massiccio. Se al 2 ottobre i casi scoperti in sette giorni erano 409, sono quasi raddoppiati nella settimana successiva (787 al 9 ottobre), e poi schizzati a 1.447 tra il 10 ottobre e ieri (dunque in soli 5 giorni).
Ecco perché Emanuele Catena, direttore della terapia intensiva dell’ospedale «Sacco», riflette: «La situazione potrebbe potenzialmente diventare esplosiva e allarmante».
«Abbiamo pochissimo tempo per intervenire e invertire la tendenza — aggiunge Massimo Galli, responsabile di Malattie infettive del Sacco —. Ci rimangono quindici giorni per mettere in campo misure utili per invertire la tendenza». E di questo il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha ragionato con il prefetto di Milano, Renato Saccone e col sindaco Sala:”Non possiamo permetterci un altro lockdown”