Dopo il governatore Luca Zaia che ha detto ieri di non avere notizie su Cpr nel Veneto, di essere contrario agli assembramenti di migranti e di essere scettico sulla politica dei rimpatri di massa visto che se ne fanno sì e no 3500 l’anno, arriva il No anche di altri governatori di segno politico opposto come Bonaccini dell’Emilia Romagna.Sui Centri di permanenza per i rimpatri dei migranti sui quali filtra ogni giorno dal Governo una ipotesi diversa (ora sembra che possano servire solo per quelli già con decreto di espulsione e non per tutti gli irregolari) si sta creando un fronte di opposizione molto trasversale. politicamente, con crepe anche all’interno degli stessi partiti. Emblematico il caso di Legnago dove gli esponenti di Fratelli d’Italia Longhi e Cavedo di istituire un Cpr nella capitale della Pianura veronese. Dove? O nell’ex caserma Rebora o in un immobile comunale nella frazione di Torretta. Proposta che non ha trovato sostegno neppure all’interno della stessa maggioranza di centrodestra e che ha dato al Pd l’occasione di attaccare: “Hanno trovato il gelo non solo da parte del loro sindaco Lorenzetti ma anche dal coordinatore provinciale del loro partito” affermano il segretario del Pd Franco Bonfante e e la segretaria del Circolo Pd di Legnago Luigina Zappon. “I Cpr portano degrado e insicurezza per le comunità che li ospitano perché sono stati trasformati in centri di detenzione a tempo indefinito a causa dell’assenza di accordi internazionali con i Paesi di origine che ne favoriscano il rimpatrio” precisano. “La proposta di incarcerare l’immigrazione è fuori da ogni logica praticabile: all’inizio saranno centinaia e poi arriveranno a migliaia. Un nuovo guizzo di propaganda di questa forza politica che aveva spergiurato di essere in grado di arginare il fenomeno epocale dell’immigrazione ma ne è rimasta travolta”, concludono. Ma in Veneto si starebbe preparando un Cpr o quantomeno una tendopoli? E’ quanto sostiene Forza Nuova che ha pubblicato le foto di sopralluoghi di vigili del fuoco e polizia di Stato all’ex caserma dell’aeroporto Allegri di Padova. Forza Nuova invita alla mobilitazione e si chiede: “Ma Zaia dov’è? A lamentarsi con la testa sotto la sabbia?”.
Ceni: “Comuni lasciati soli dallo Stato”. Gli amministratori di Verona, Vicenza, Padova e Rovigo firmano una nota condivisa
“Noi, Comuni, lasciati soli ad affrontare l’emergenza degli arrivi di migranti: arrivano da tutte le parti, non solo da Lampedusa e dobbiamo pensarci noi”. E’ il grido di dolore dell’assessore comunale Luisa Ceni di fronte al continuo arrivo di profughi stranieri. Ceni ha partecipato a Roma alla Riunione della Commissione immigrazione dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. E gli amministratori dei Comuni di Padova (assessora al Sociale Margherita Colonnello), Vicenza (assessore alle Politiche sociali Matteo Tosetto) e Rovigo (assessora alle Politiche sociali Mirella Zambello), insieme all’assessora alle Politiche sociali Luisa Ceni hanno deciso di firmare una nota condivisa. “Abbiamo condiviso le proposte predisposte dall’assemblea a tal punto da sostenerle e ritenerle essenziali come linee guida da sottoporre al Governo per la gestione da parte delle nostre Città di un tema quanto mai sensibile e delicato qual è l’immigrazione e le sue ripercussioni all’interno dei territori comunali”. “In primo luogo condividiamo la richiesta che sia lo Stato centrale a prendersi capo della gestione dei cosiddetti “fuori quota” ovvero quei migranti, soprattutto provenienti dalla rotta balcanica, che arrivano nel nostro territorio in modo irregolare e spontaneo e che, quindi, vengono accolti in strutture di accoglienza messe a disposizione del singoli Comuni. Un processo che, con spirito di solidarietà, abbiamo il compito di gestire, ma che ha delle ingenti ricadute economiche sui bilanci dei nostri Comuni. Mentre gli sbarchi a Lampedusa generano scalpore con pesanti ricadute sociali e di sicurezza nei nostri territori. Riteniamo poi pienamente corretta la posizione dei Comuni italiani nel richiedere di implementare il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) con ulteriori 5000 posti proprio in considerazione delle attuali presenze, dei trend di arrivo e dei dati di turn over e, soprattutto, di inserire una “clausola di Salvaguardia”, estremamente necessaria per i Comuni. E’ fondamentale inoltre che i Comuni che già appartengono alla rete SAI siano esentati dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza nella misura in cui il numero di posti SAI soddisfi la quota di posti assegnata a ciascun Comune”. Resta tema di maggior criticità l’accoglienza dei minori non accompagnati: bisogna stabilire e strutturare una rete di centri di prima accoglienza esclusivamente a carico e sotto la responsabilità del Ministero dell’Interno e delle relative strutture periferiche. In questi centri si procederà, in un tempo massimo di 45/60 giorni, all’identificazione e all’accertamento dell’età, del controllo sanitario e la verifica di parenti sul territorio. Concluso questo iter i minori non accompagnati saranno trasferiti esclusivamente in strutture del SAI i cui posti devono, come già sottolineato, essere ampliati.