Prosegue la diminuzione dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche che, secondo uno studio elaborato da Confartigianato sulle ultime valutazioni della Banca d’Italia, sono scesi al 3,0% del PIL (era 3,2% nel 2017) e sono valutati nel 2018 in circa 53 miliardi di euro.In parallelo alla riduzione dello stock dei debiti commerciali, scendono anche i tempi medi effettivi di pagamento. Come è noto, tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro 30 giorni, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale, per i quali il termine massimo è di 60 giorni. In provincia di Verona la situazione è una delle migliori d’Italia, tanto da posizionare la media provinciale dei pagamenti dei nostri Comuni al 7° posto sulle 107 province di cui sono stati analizzati i dati. Al IV trimestre 2018, il Ministero dell’Economia e Finanze ha conteggiato un importo pagato dai comuni scaligeri di 115 milioni e 704 mila euro, in un tempo medio di 25 giorni. Dei 98 comuni della nostra provincia, 52 pagano entro 30 giorni, 45 da 31 a 60 giorni e 1 solo sfora i 60 giorni. Lo studio, inoltre, entra nello specifico analizzando la situazione dei tempi medi dei pagamenti dei Comuni con oltre 50 mila abitanti, e il Comune di Verona sbaraglia la concorrenza nazionale, con il record positivo di 13 giorni (come Sassari) per il pagamento ai fornitori di 31 milioni e 977 mila euro, su un importo totale dovuto di 32 milioni e 745 mila euro, arrivando dunque al 97,7% di importo pagato sul totale del dovuto. “Basandoci sui dati generali e di media – è il commento di Andrea Bissoli, presidente di Confartigianato Imprese Verona –, va reso merito agli amministratori dei Comuni della nostra provincia di aver lavorato per migliorare la situazione. Rimangono, ovviamente, i casi singoli e gli episodi particolari che coinvolgono alcune imprese e amministrazioni comunali, ma globalmente possiamo dirci soddisfatti. Altrettanto non vale per i ritardi di pagamento nei rapporti tra privati, che, in alcuni casi sempre più frequenti, da ritardo si trasformano in ‘addio definitivo ai soldi’, nel senso che il cliente sparisce e con esso il compenso per il lavoro svolto o il servizio prestato”. Nonostante il generale miglioramento, l’Italia è il paese UE con il maggiore peso dei debiti della P.A. verso le imprese per beni e servizi, per la sola parte di spesa corrente e comprese le anticipazioni, pari al 2,9% del PIL, pressoché doppio rispetto alla media dell’UE, pari all’1,5%, e superiore a quello di Croazia (2,8%), Finlandia (2,1%), Portogallo e Danimarca (2,0%). “La soluzione proposta da Confartigianato al problema dell’eccessivo stock di debito commerciale della P.A. – spiega Bissoli – è la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese. In un anno i versamenti allo Stato dalle imprese fornitrici della P.A. utilizzabili per la compensazione ammontano a 28,4 miliardi di euro, importo che rappresenta oltre la metà (53,5%) dei 53 miliardi di euro di debiti della P.A. e il loro utilizzo consentirebbe di azzerare il gap relativo al rapporto tra debito commerciale delle P.A. e PIL esistente tra Italia e Unione europea”.