Essere normodotati sino all’età di 18 anni, avere speranze e sogni mentre ci si appresta a maturare per essere pronti ad affrontare la vita, lche in un instante può cambiare radicalmente. È la storia di Michela Brunelli, una delle atlete di maggior blasone del Tennistavolo Paralimpico italiano ed internazionale, che, subito dopo aver raggiunto la maggiore età, fu investita da una macchina mentre si dirigeva a ritirare la patente con il suo motorino. Un incidente che le ha procurato la paralisi degli arti inferiori: per molti un colpo fatale, ma non per lei che con tanta forza di volontà e decisione ha trovato nello sport la forza di continuare a sognare.
“All’inizio un cambio di vita così totale è stato difficilissimo da accettare, ma piano piano con l’aiuto dei miei famigliari, oltre a quello dei dipendenti dell’ospedale, sono stata in grado di metabolizzare e andare avanti. Il Tennistavolo mi ha dato sicuramente una mano sia a livello mentale che fisico”.
Per il primo successo internazionale ha dovuto aspettare 10 anni. Che cosa ci può dire della medaglia conquistata a Jesolo nel 2005?
“Bellissimo: al di là della soddisfazione personale è stata una vittoria corale, di squadra, anche perché era da poco cambiato il tecnico della nazionale e quindi è stata una grande soddisfazione per tutti perché abbiamo vinto e questo voleva dire che le cose si stavano facendo bene tutti insieme”
Nel 2008 a Pechino non solo la prima Olimpiade, ma anche la medaglia. Che effetto le ha fatto?
Un’ esperienza bellissima! Finchè non sei là non realizzi veramente che cosa siano le Olimpiadi. La medaglia fu un argento a squadre, perdemmo con grande onore contro la Cina padrone di casa in finale, oltre al secondo posto”.
Tokyo potrebbe essere la sua quarta Olimpiade dopo Pechino, Londra e Rio…
“Ancora non c’è la qualificazione aritmetica. Avrò 3 tornei tra febbraio, marzo e aprile per andare alla conquista dell’Olimpiade. Non sono mai stata preparata così bene, ho un allenamento costante e quindi, se dovessi andare all’Olimpiade, posso vincere”
Giovanni Miceli