Michela Brunelli, nata a Bussolengo il 5 luglio del 1974, è l’esempio di una donna che, nonostante un destino avverso, non si è mai persa d’animo, anzi, rimboccandosi le maniche è riuscita a raggiungere dei traguardi incredibili a livello sportivo. Nonostante un tragico incidente subito all’età di 18 anni che l’ha costretta alla sedia a rotelle, Michela è attualmente una delle più forti pongiste italiane.
Tra i suoi successi possiamo annoverare una medaglia d’argento nella competizione a squadre nel 1998 e un bronzo, sempre a squadre, nel 2006.
Per quanto concerne gli Europei invece, ha conquistato nei tornei a squadre un oro (2005) e un argento (2007) e due medaglie di bronzo nei singolari (2005 e 2007).
Infine, ultimo, ma non per importanza, conquistò la medaglia d’argento nel torneo a squadre alle Paralimpiadi di Pechino 2008, successo che Michela ricorda come il massimo coronamento del proprio percorso sino ad oggi.
– Cosa significa per te partecipare alle prossime Paralimpiadi?
*Questa sarà la mia quarta partecipazione e come sempre è un’emozione indescrivibile. Raggiungere la qualificazione è già un traguardo molto complicato, poiché è necessario ottenere molti punti, piazzandosi sempre in buone posizioni ai tornei che si disputano durante l’anno per migliorare il proprio ranking. Pensa che già a dicembre sono riuscita a strappare la qualificazione per la mia categoria. Alle spalle di questa qualificazione c’è un impegno continuo e incessante, al giorno d’oggi si tratta di un lavoro a tutti gli effetti.
– Dove svolgi gli allenamenti solitamente? Sei stata costretta a modificarli dopo l’avvento della pandemia?
* Fortunatamente, come atleti della Nazionale, non siamo stati soggetti a tante restrizioni. Ci siamo sempre allenati in palestra, rispettando i protocolli che ci sono stati imposti. In quest’ultimo anno ho fatto la spola tra Lignano Sabbiadoro, sede del Centro Federale, e Castel Goffredo (Mantova) che ospita la mia società, la Brunetti Castel Goffredo. Considera che con una cadenza regolare, facevo quattro/cinque giornate di allenamento a Lignano e tre mattinate a settimana a Mantova. Per non farmi mancare nulla, negli spezzoni di giornata liberi, mi allenavo in garage con una ragazza al fine di perfezionare la mia tecnica. Inoltre ho anche un robot spara palline con il quale ogni tanto mi diletto. L’allenamento è importante.
– Il rinvio delle Paralimpiadi nel 2021 ha modificato qualcosa nella sua routine?
* Per la preparazione atletica io e la mia squadra di lavoro abbiamo sfruttato molto la piattaforma Zoom. Inoltre è fondamentale una sana alimentazione. Quando ho saputo del rinvio di un anno della competizione non ero al settimo cielo, infatti sarei partita volentieri l’anno scorso. Ora ho 47 anni e, nonostante mi senta ancora alla grandissima, so che il mio fisico inizia a sentire le fatiche del lavoro in maniera differente rispetto al passato. Insomma condivido il parere della Pellegrini: scelta giusta il rinvio
di un anno, ma se avessero rinviato di due sarebbe stato un problema.
– Come e quando si è approcciata a questo sport?
* La passione nacque casualmente: tutto cominciò per distrazione, infatti, nel 1993, uscita dall’ospedale dopo il tragico incidente, conobbi un signore, che tutt’ora è un caro amico, che mi propose di fare due scambi. Dopo aver provato per la prima volta, rimasi piacevolmente colpita da questo sport che mi fece star meglio dal punto di vista mentale e psicologico. Dopo solo quattro anni, nel 1997, fui convocata al primo Europeo a Stoccolma. A tutti quelli che hanno subito un brutto evento, un trauma come il mio, auguro di trovare quello quello che ho trovato nel tennis tavolo. Da molti anni vado a parlare nelle scuole e dico a tutti gli studenti che nella vita bisogna sempre saper rialzarsi, serve tanta forza e volontà, ma bisogna ricordarsi che c’è sempre di peggio e le difficoltà devono essere dei mattoncini su cui ricostruire una splendida casa.
Diego De Angelis