Buongiorno Elia. Parliamo degli ultimi Mondiali. Cosa hai provato nel finale della gara a eliminazione?
“Ho avuto un momento di difficoltà quando siamo rimasti in tre. Però, sullo sprint finale ero concentrato sull’occasione di poter vincere. È stato uno sprint lungo, lanciato dal portoghese Poi, io l’ho saltato negli ultimi metri. Una bellissima vittoria. Solo all’ultimo ho realizzato che ci ero riuscito”.
L’oro mondiale era uno dei successi che più desideravi. Un’altra vittoria che vorresti nel tuo palmares?
“Se devo dirne solo una, la Milano-Sanremo”.
Quest’anno hai vinto due bronzi a livello mondiale nell’omnium. Cosa potresti migliorare per puntare all’oro?
“L’obiettivo è prendermi un altro oro olimpico. Posso migliorare, secondo me, la preparazione specifica per la pista”.
Negli ultimi anni sono cambiate le prove dell’omnium. Un giudizio?
“Sono contento a livello atletico perché è meno specifico e più ‘facile’ da preparare. Però, penso che il vero omnium era quello di prima. Nell’omnium, con sei prove si vuole premiare l’atleta più forte in tutto. Le vecchie prove davano veramente il vincitore. Si passava da un inseguimento, a un 1 km da fermo, al giro lanciato, a prove di gruppo importanti come la corsa a punti di 40 km. Quindi, come format era più giusto”.
Perché su pista gareggi con un casco più simile a quello da strada?
“Io uso un caschetto normale, se pure aerodinamico e chiuso. Con l’altro, con la visiera e chiuso sulle orecchie e tutto, mi sento come soffocare nelle gare lunghe”.
Ci sono state polemiche per le performance della spedizione ciclistica italiana a Tokyo. Dopo, ci sono stati vari successi internazionali sia su pista che su strada. Cos’è cambiato?
“Secondo me, i risultati ci sono sempre stati negli ultimi anni. Il cambio della federazione non ha inciso. Anzi, il buon lavoro fatto dalla federazione di Di Rocco sta dando continuità a quella di Dagnoni. Era una nazionale già consolidata. Siamo cresciuti in questi ultimi mesi perché, ovvio, quando raggiungi un obiettivo come l’Olimpiade, poi, sembra tutto più facile”.
Cosa hai provato a portare la bandiera Italiana alla cerimonia d’apertura di Tokyo?
“Quando mi ha chiamato il presidente Malagò e mi ha detto che sarei stato il portabandiera, è stata la prima grande soddisfazione, forse una delle più intense. Poi, ovvio, il momento del portabandiera è quando si entra nello stadio e lo speaker chiama l’Italia. È stata veramente la parte più emozionante”.
Per molti ciclisti sei un’ispirazione. Cosa provi a riguardo?
“Penso che dopo l’Olimpiade di Rio sono diventato un riferimento. Però, al ciclismo italiano serviva qualcosa di più e quest’anno l’abbiamo raggiunto. Altri quattro ragazzi, campioni su strada, stanno mostrando che possono combaciare strada e pista, e che la multidisciplina è un punto di forza. Essere un punto di riferimento porta delle responsabilità. Però, sono veramente felice di aver dato il via al rilancio della pista italiana e di essere stato seguito da grandi atleti”.
E l’erede di Elia Viviani, chi è?
“Il nome più facile è Filippo Ganna. Però, è già una realtà, non un erede. Come personalità all’interno del gruppo anche uno come Simone Consonni. Tiene forte il gruppo, sa relazionarsi con tutti”.
Hai da poco firmato per la Ineos, per cui avevi già gareggiato. Hai detto che questo team ti era rimasto nel cuore. Come mai?
“Ineos , ex Sky, è sempre stato il team dei miei sogni per il livello d’organizzazione, per la squadra che è. Me ne sono andato perché, in quel momento, mi stava stretto perché puntava tutto sugli scalatori. Però, il rapporto con loro è rimasto buonissimo. Diciamo che avrei sempre voluto tornarci da ciclista o magari in futuro da tecnico o in un altro ruolo”.
Nel 2022 il Giro d’Italia finirà a Verona …
“Il Giro d’Italia a Verona è un sogno. Quest’anno c’era un’occasione importante per gli sprinter (a Verona), che purtroppo non è andata bene per me. Nel 2019, quando arrivava a Verona, non ho finito il Giro per andare al Tour De France. Prima, però, devo vedere i programmi. Le occasioni per i velocisti sono 5/6 e considereremo tutto con la squadra. Da parte mia, l’amore per il Giro d’Italia c’è e la volontà di farlo è sempre alta. Il sognoè quello di arrivarciin maglia ciclamino…”.
CHI E’. Una carriera di grandi successi
Nasce il 7 febbraio 1989 a Isola della Scala (VR). La sua avventura con la bici comincia a 8 anni. Presto arrivano le prime vittorie nelle categorie giovanili. Nel 2006, inoltre, si avvicina alla pista.
Nel 2010 Elia passa al professionismo con il team italiano Liquigas-Doimo. Continuano, quindi, i successi, anche su pista. Nel 2012, infatti, vince il suo primo oro europeo nella corsa a punti. Nel 2016, invece, ottiene la medaglia del metallo più prezioso alle Olimpiadi di Rio, nell’omnium.
Nel 2021, ai Mondiali su pista di Roubaix (Francia), conquista la sua prima vittoria in una rassegna iridata, nell’eliminazione. Una medaglia che è, nello stesso anno, anticipata da due bronzi nell’omnium, alle Olimpiadi di Tokyo e a Roubaix.
di Giorgia Silvestri