Più che un libro, “Mi fido. Mi affido” è un cammino a tappe. Ogni “sosta” corrisponde a un momento di riflessione sul senso del Sé a confronto con la realtà di ogni giorno. Si può scegliere di proseguire in ordine, capitolo dopo capitolo, oppure fermarsi e ripartire sulla base della “chiamata”.
A raccontarci il percorso è proprio l’autrice, Maria Cristina Caccia, giornalista, esperta di Narrazione d’Impresa e Tecniche di Scrittura Applicata.
Da dove nasce l’idea del libro?
Questo libro è nato come unione di tanti articoli scritti e pubblicati sul mio blog nella sezione Crescita Personale, all’interno del mio sito. A un certo punto mi sono detta, ‘perché non riunirli in un libro?’. E così, dopo vari tentativi, ho deciso, l’anno scorso, di impegnarmi nel progetto e di dedicarmi a quest’opera.
E’ un po’ un viaggio di trasformazione personale.
Sì, l’ho concepito proprio come un viaggio, ricordando l’Archetipo dell’Eroe e delle soglie che deve affrontare prima di arrivare a trovare il tesoro, tipica trama che ritorna in qualsiasi storia e in qualsiasi fiaba. Ecco che allora ci sono i nemici, che possono essere le difficoltà, gli ostacoli della vita di ogni giorno, ma appaiono anche gli alleati, persone, oggetti, intuizioni che aiutano l’Eroe, ovvero ognuno di noi, nel proseguire il cammino, con coraggio e motivazione. Ritrovarsi o rispecchiarsi in uno di questi costrutti si rivela un’opportunità per rivedere noi stessi nel modo in cui rispondiamo agli accadimenti di ogni giorno, cogliendo suggerimenti e stimoli per cambiare atteggiamento con fiducia.
Si possono trarre importanti “lezioni” per rileggere il proprio canovaccio esistenziale?
Certamente. Sono, direi, indicazioni e per questo ho costruito la narrazione come uno scambio tra autrice e lettore, quest’ultimo invitato a lasciarsi andare in un percorso di scoperta e risveglio. Così l’Eroe attraversa le trentasei soglie spronato dal Mentore narratore che lo guida, affinché egli possa ritrovare la via verso una rinascita. A ispirarlo l’energia dell’Amore e del non giudizio.
Ci racconti la scelta del titolo, “Mi fido. Mi affido”?
L’ho scelto come parte estratta da un Mantra che recito, seguendo Maestri di arti meditative. “Mi fido, mi affido” mi è piaciuto così tanto che ho deciso sarebbe diventato il titolo di questo manoscritto. E la copertina racconta il senso dell’affidarsi, espresso in modo chiaro e anche divertente. Volevo leggerezza rispetto a temi che possono risultare delicati e, a volte, scomodi.
“Il cuore è il motore della nostra vita”
Il Mantra ci accompagna all’ascolto di ciò che proviene dall’energia del cuore…
Assolutamente. Il cuore è il motore della nostra vita. Associato al cuore, il Terzo Chakra, ci ricorda che l’Amore è un tonico contro le avversità. A noi il compito e la responsabilità di mantenerlo in equilibrio, integrando pensieri, emozioni e volontà di agire. A tal proposito, ho dedicato qualche riga al lettore, frammenti di esperienza personale, conservati nella scatola delle “cose che ho imparato”, o, almeno, alcune delle cose che ho imparato. Tra queste, ho imparato che nella vita non è necessario voler controllare tutto.
Ho imparato che non c’è nulla di “meritato”, ma bisogna saper cogliere in tutto ciò che arriva quello di cui abbiamo bisogno e quello che, invece, dobbiamo lasciare andare.
Ho imparato che siamo sempre sotto esame, alunni di un’esistenza scelta per evolvere e apprendere lezioni importanti. Ho imparato che ogni giorno è il momento più opportuno per credere, ricostruire, trasformarsi, ringraziare, perdonare e amare incondizionatamente.