Sono oltre 10.700 i posti di lavoro dipendente guadagnati in Veneto nei primi due mesi dell’anno, nonostante un lieve calo delle assunzioni rispetto all’analogo periodo del 2023 (-1%). Il bilancio occupazionale positivo si concentra in particolare nel mese di febbraio e interessa in modo trasversale le diverse categorie di lavoratori e tutte le tipologie contrattuali.
I contratti a tempo indeterminato registrano 7.800 posizioni lavorative in più nel bimestre, nonostante una netta riduzione di assunzioni (-6%) e trasformazioni (-12%) e una sostanziale stabilità nelle cessazioni. Circa 2.500 nuovi posti di lavoro sono invece a tempo determinato, mentre l’apprendistato ne fa segnare 400 in più.
Il calo delle assunzioni è trainato da donne, italiani e lavoratori delle fasce di età centrali, mentre stranieri e over 54 registrano invece un incremento dei reclutamenti (rispettivamente +7% e +5%). Aumentano anche le assunzioni a part time (+4%), soprattutto tra gli uomini e in relazione a specifiche dinamiche settoriali nell’agricoltura e in alcuni ambiti del terziario. La loro incidenza sul totale delle assunzioni raggiunge il 32% nell’ultimo mese e risulta in progressivo rafforzamento per entrambi i generi pur rimanendo più elevata per le donne (51% contro il 21% degli uomini).
Il saldo dei primi due mesi dell’anno è positivo in tutte le province del Veneto con l’eccezione di Belluno (-240), ma risulta in leggero ridimensionamento rispetto al 2023. La crescita occupazionale è trainata dai territori di Venezia, dove si registra un aumento di 3.100 posti di lavoro ma anche un calo della domanda di lavoro particolarmente accentuato (-13,3%), Verona (+2.200) e Treviso (+1.800). A seguire, Padova (+1.400), Vicenza (+1.350) e Rovigo (+1.000). Il volume delle assunzioni risulta invece in crescita soltanto nel veronese (+9,2%) e nel bellunese (+9,1%).
Dal punto di vista settoriale, i dati riferiti ai primi due mesi dell’anno mostrano bilanci positivi per tutti e tre i macro settori: +2.000 posizioni lavorative in agricoltura, +5.100 nell’industria e +3.600 nei servizi. Da segnalare, in particolare, gli andamenti del metalmeccanico, che presenta un saldo positivo ma dimezzato rispetto al 2023, e quelli, negativi, del sistema moda.