Meloni cita Ventotene e scoppia il caos. Polemiche e bagarre in Parlamento sulla questione del riarmo UE Il manifesto del 1941 divide destra e sinistra. Su Rai 1 il monologo di Benigni fa pienone

Quando sei in difficoltà, c’è una regola in Italia che vince sempre, e che ti dice di buttarla in gazzarra. Così è avvenuto puntualmente alla Camera durante l’affondo portato da Giorgia Meloni contro il “Manifesto di Ventotene”, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi con il contributo di Eugenio Colorni, durante il periodo di confino nell’isola del Mar Tirreno.
“Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”, ha sbottato Giorgia Meloni e in tre minuti l’aula si è infiammata tra urla di approvazione della maggioranza e proteste delle opposizioni. Seduta sospesa e polemiche a valanga.
Il colpaccio è servito a Giorgia Meloni per glissare sulle divisioni della sua maggioranza sul “piano Ursula” per il riarmo e buttare la palla nel campo avversario. Le cronache di oggi dicono che con le sue parole “ha fatto impazzire l’opposizione”. Di certo la Lega ha fatto intendere che Meloni non ha il mandato di approvare il piano di riarmo, mentre Forza Italia è decisamente per il “sì” senza condizioni.
Sul terreno è rimasto il solito dibattito tra destra e sinistra.
“Prendiamo atto – ha detto il deputato di Fratelli d’Italia Marco Padovani – che la sinistra è rimasta legata a un passato tragico e che pensavamo fosse stato superato. Nel passo del manifesto di Ventotene, letto da Giorgia Meloni in Aula, si parla di nazionalizzazione, di espropri, di rivoluzione. Esattamente il contrario di quella che, per fortuna, è oggi l’Europa. In questo passo e in queste idee socialiste, premessa a tutto il testo, Fratelli d’Italia non si riconosce e il nostro presidente del Consiglio ha fatto bene a ribadirlo. Noi crediamo in un’Europa dei popoli, in cui però ogni Nazione continui a rappresentare anche se stessa, con le sue tradizioni e le sue radici. Per questo chiedo ai rappresentanti delle opposizioni se sono davvero sicuri di voler difendere quei passaggi letti da Meloni in aula. Se così fosse si svelerebbe finalmente il doppiogiochismo della sinistra che a parole si dice democratica e liberale ma che nei fatti è rimasta ancora, profondamente, comunista”.
Sarcastico Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea: “Non comprendo le polemiche sulle parole di Giorgia Meloni che questa volta ha il merito di aver detto alcune verità incontrovertibili. La prima naturalmente è quella che lei, essendo erede politica del regime fascista che mandò al confino Spinelli, Colorni e Rossi con il Manifesto di Ventotene non c’entra nulla trattandosi di un documento dell’antifascismo militante. La seconda, implicita nelle citazioni lette, è che con il Manifesto non c’entrano nulla neanche Ursula von der Leyen, Mario Draghi, Renzi, Calenda, il Pd e gli esponenti del centrosinistra e centristi che in queste ore contestano le parole della premier. Il manifesto di Ventotene era un manifesto per la rivoluzione socialista europea e questo è incontrovertibile. Contiene principi socialisti che saranno fatti propri dalla nostra Costituzione nata da quella rivoluzione antifascista europea che fu la Resistenza e che saranno alla base dell’azione dei partiti del movimento operaio dopo la sconfitta del nazifascismo in tutta l’Europa occidentale”.
A margine segnaliamo che su Rai1 Roberto Benigni ha celebrato il sogno europeo di Ventotene facendo il pienone di ascolti.