Sandrà è una frazione del Comune di Castelnuovo del Garda che conta circa 2.200 abitanti. Il pensionamento imminente del medico di famiglia, atteso il 31 dicembre 2023, suscita preoccupazione tra la popolazione anziana e non solo, dal momento che il territorio veronese è in tanti punti scarsamente servito dal servizi di trasporto pubblico e spostarsi diventa un problema spesso insormontabile specialmente per gli anziani. Inoltre, la carenza di medici di medicina generale si fa ormai pesantemente sentire in tutta la riviera e l’entroterra gardesani. La consigliera regionale Pd Anna Maria Bigon, con un’interrogazione sottoscritta anche dai colleghi del gruppo consiliare regionale, chiede dunque alla giunta regionale come intende muoversi per assicurare la tempestiva sostituzione del medico di famiglia a Sandrà.
“Dopo le assegnazioni fatte lo scorso ottobre da parte di Azienda Zero, nell’ambito di medicina generale numero due del quarto Distretto sanitario, comprendente buona parte dei comuni del Lago tra cui Castelnuovo del Garda, i posti vacanti di medico di medicina generale risultano ben 22” osserva Bigon. “Da mesi si cercano sostituiti in tutte le principali località dell’area: Bussolengo, Pescantina, Malcesine, Sommacampagna, Sona. L’ennesima carenza nella rete di medicina territoriale che si aprirà a partire dalla fine dell’anno a Sandrà rischia di aggravare ulteriormente una condizione già critica in un territorio che oltretutto è scarsamente servito dai mezzi pubblici. E’ dunque indispensabile che la Regione affronti il problema della carenza di medici di base sul territorio constatando che i periodici avvisi pubblicati da Azienda Zero non sono più sufficienti a garantire il ricambio di medici, e che servono misure straordinarie. Come gruppo consiliare Pd Veneto da tempo ribadiamo la necessità che la Regione metta a disposizione dei medici di medicina generale il supporto amministrativo necessario, in maniera da sgravare i professionisti da tutta la parte burocratica del loro lavoro consentendogli di aumentare in maniera effettiva il numero di pazienti che sono in grado di seguire. Parallelamente occorre riformare i canali di accesso alla professione medica svecchiando e rendendo più appetibile la figura del medico di famiglia” aggiunge Bigon.