Il 3 novembre 2023, un sisma di magnitudo 6.4 ha colpito i villaggi dell’area di Jajarkot, un distretto remoto e montuoso del Nepal occidentale. In pochi istanti, migliaia di famiglie hanno perso le loro case, i pochi beni materiali fondamentali alla loro sopravvivenza, le scorte alimentari e il raccolto frutto del duro lavoro estivo.
In un momento di grande instabilità economica e politica a livello mondiale, questa notizia non è quasi arrivata in Italia, lontana geograficamente rispetto ad altre gravi crisi che perdurano alle porte di casa nostra.
Medici per la Pace a sostegno del Nepal
Il terremoto, e l’ulteriore scossa di magnitudo 5.6 avvenuta il 6 novembre successivo, hanno interessato 13 distretti e provocato la distruzione o il danneggiamento di circa 62.000 case. 200.000 persone, tra cui 68.000 bambine e bambini, sono state poste in condizione di urgente bisogno di assistenza umanitaria.
Il terremoto ha danneggiato anche 47 strutture sanitarie, causando una significativa interruzione dei servizi sanitari primari. Anche il settore dell’istruzione ha subito un impatto notevole, con 898 edifici scolastici danneggiati (294 completamente, 604 parzialmente).
Sebbene l’impatto del terremoto abbia causato danni in un’area molto ampia, le conseguenze più gravi si sono concentrate nelle comunità montuose remote di Jajarkot e Rukum West. Qui, gli effetti diretti del sisma hanno interessato la stragrande maggioranza della popolazione. In questo due soli distretti hanno subito danni sostanziali il 98,41% delle abitazioni colpite dal sisma.
Riserve alimentari del valore stimato di oltre 92 milioni di rupie, immagazzinate da oltre 34.000 famiglie, sono andate perse nel crollo delle abitazioni.
L’indice di povertà multidimensionale in questi due distretti è superiore alla media nazionale, e indica che queste aree presentano gravi criticità in riferimento al reddito medio delle famiglie, al sistema scolastico e all’accesso ai servizi sanitari. Le famiglie maggiormente colpite dal sisma vivevano già con mezzi di sostentamento molto scarsi a causa della povertà diffusa e degli alti livelli di disoccupazione: le comunità colpite dipendono infatti fortemente dall’agricoltura e dalla migrazione stagionale per il loro sostentamento.
Nella maggior parte delle aree gravemente colpite dal terremoto, sementi e attrezzi sono andati perduti nel crollo di case e magazzini e, in alcuni luoghi, le scorte di cereali sono deperite a causa delle piogge successive.
L’impegno di Medici per la Pace
L’associazione Medici per la Pace, organizzazione di volontariato nata a Verona nel 2002 e presente in Nepal con diverse progettualità di assistenza sociosanitaria da oltre vent’anni, ha raccolto direttamente le richieste di aiuto provenienti della popolazione locale e si è attivata in tempi brevissimi per l’acquisto di beni di prima necessità, quali indumenti caldi e coperte, materiale di isolamento per gli accampamenti, beni alimentari e kit igienici, e la successiva distribuzione a 157 famiglie tra le più bisognose.
Ora, Medici per la Pace è impegnata in un nuovo progetto di supporto post-emergenziale a favore di 260 famiglie nepalesi (circa 1300 persone), allo scopo di aiutarle nella fase critica dell’uscita dall’emergenza.
Sono attualmente in corso campi medici che, grazie all’impiego di specialisti locali, permettono di continuare a garantire l’assistenza sanitaria in attesa della ricostruzione degli ospedali, con un’attenzione particolare ai minori e ai malati cronici che necessitano di attenzione medica continua.
In queste settimane si stanno inoltre svolgendo attività di distribuzione di sementi e piantine di ortaggi, accompagnate da percorsi di formazione tecnica sull’agricoltura resiliente al cambiamento climatico: le famiglie sono aiutate nella creazione e nel ripristino di orti domestici che permetteranno di aumentare l’apporto dietetico familiare sul breve e medio-lungo periodo, consentendo anche la generazione di reddito addizionale grazie alla commercializzazione del surplus.
Infine, nei mesi di luglio e agosto verrà offerta alla popolazione la possibilità di partecipare ad una formazione tecnica gratuita sulle buone pratiche edilizie per la costruzione di case antisismiche con materiali locali. Questa attività permette di incoraggiare la ricostruzione locale secondo criteri antisismici e al contempo di generare opportunità di sostentamento una volta che essa sarà stata avviata.