Con 209 ambiti di assistenza primaria carenti, la situazione dei medici di base nella nostra provincia torna a livelli di emergenza, come fa notare il Segretario Generale dello Spi Cgil Verona Adriano Filice. Lo scorso dicembre, dopo l’infornata di corsisti che aveva contribuito a tappare i buchi, le zone carenti erano scese a 103, in netta diminuzione rispetto alle 142 di ottobre 2022 e alle 146 di maggio 2022. E’ così che il quartiere di Parona è rimasto scoperto da un posto di medico di base, mentre a Porto San Pancrazio è tornata vuota la casella che per un breve periodo era stata occupata. Disastrosa, nel complesso, la situazione del Distretto 1, che comprende anche parte dell’Est veronese e la Lessina, dove le zone carenti che a dicembre risultavano 1 soltanto ora sono diventate ben 43 tra cui spiccano le 29 caselle vuote nelle Circoscrizioni 1, 2 e 3. Non va meglio nel Distretto 2 dove le zone carenti sono passate da 37 a 64 con un aumento di +16 nell’Ambito numero 6 comprendente Buttapietra, Castel d’Azzano, San Giovanni Lupatoto e le Circoscrizioni 4 e 5 del Comune di Verona. Nel Distretto 3 gli ambiti scoperti passano da 27 a 43 con un aumento di +8 tra Casaleone e Cerea e tra Angiari e Legnago. Nel distretto 4 della Pianura Veronese le zone carenti aumentano da 38 a 60 con punte di +10 in zona Lago e +8 nell’Ovest Veronese tra Isola della Scala, Mozzecane, Trevenzuolo, Valeggio sul Mincio e Vigasio. E ancora non basta: il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) che avrebbe dovuto fornire supporto al territorio secondo quanto annunciato negli ultimi mesi, risulta esso stesso in forte difficoltà: nell’Ulss 9 sono vacanti ben 117 incarichi da 24 ore settimanali per un totale di 2.208 ore, evidenziando la più grave carenza del Veneto seconda soltanto a quella dell’Ulss 2 (139 incarichi vacanti). Questa situazione non fa altro che aggravare l’intasamento dei pronto soccorso dove peraltro si trovano sempre più medici a gettone.