“Occorre agire su due piani: in primis velocizzare l’iter delle graduatorie; parallelamente realizzare nuovi modelli organizzativi, anche sull’esempio di quanto prevede la stessa
Regione Veneto e sta attuando l’Ulss 9 Scaligera, quindi sviluppo della medicina di gruppo con i poli-ambulatori e condizioni favorevoli per la cessione degli immobili ai nuovi professionisti nelle aree più isolate”.
Alberto Bozza, consigliere regionale di Forza Italia, guarda anche al problema-graduatorie. “Oggi ci sono troppe lungaggini, così accade che quando
viene aperta la graduatoria non ci sono più medici disponibili perché, nel frattempo, hanno trovato posto in ospedale o nel privato. Invece occorre programmare a automatizzare le graduatorie per l’inserimento dei nuovi medici anche in base alle
previsioni di pensionamenti”.
Bozza plaude all’iniziativa illustrata nelle settimane scorse dal direttore dell’Ulss 9 Scaligera Nicola Girardi che grazie ai fondi PNRR e della stessa Ulss 9 prevede l’istituzione nel Veronese di 14 Ospedali della Comunità (OdC), di 45 Case della
Comunità (CdC) e 8 Centrali operative territoriali (Cot). Bozza spiega: “Devono essere creati dei team di medici che lavorino assieme in una macro-area e che, ruotandosi, coprano anche le zone più periferiche o le frazioni dei Comuni montani. Nelle zone meno vantaggiose, dove in condizioni normali un professionista non vuole andare, si propongano soluzioni, anche economiche, vantaggiose per i nuovi medici. Penso a dei costi d’affitto per ambulatori favorevoli e contributi per il personale ausiliario del medico”.
Sull’argomento, anche l’intervento di Annamaria Bigon, consigliera regionale del Pd. La vice presidente della Commissione Sociosanitaria ricorda i dati emersi dalla recente ricerca realizzata dal Gruppo PD sui medici di famiglia in Veneto e si sofferma in particolare su quelli riguardanti la provincia di Verona: “Va innanzitutto detto che quello veronese è il territorio che conta in assoluto il maggior numero di aree carenti rispetto alle altre province: 142, pari al 24,2% del totale regionale. Ma non solo: il numero totale dei medici di medicina generale che andranno in pensione in Veneto da qui al 2035 è di 1921, di cui ben 352 in provincia di Verona. Praticamente, oltre il 60% dei medici attualmente in servizio”.
“Di fronte a questo scenario, che vivrà tra il 2023 e il 2024 il suo picco di pensionamenti, è evidente che non ci si può limitare a mettere i sacchi di sabbia. Bisogna intervenire a monte ed è la Regione – conclude Bigon – che deve mettersi in prima fila in questo lavoro. Eppure, nella sessione di bilancio che si è appena conclusa, la Giunta mostra di non sentir ragione: ad esempio, la nostra proposta di destinare 10 milioni per il supporto amministrativo dei medici di famiglia, in modo da scaricarli dalle incombenze amministrative, è stata rigettata al mittente. Con una miopia molto preoccupante sia per il presente che in prospettiva”.