Aeroporto. Il mea culpa di Verona parte da lontano
Dopo la composizione del nuovo consiglio di amministrazione dell’aeroporto Catullo, il presidente di Cariverona, socio dello scalo, si lamenta della scarsità di competenze. E’ un problema che nasce da lontano ed è difficile riuscire a colmare un gap di queste dimensioni in pochi giorni, pur cercando candidature molto autorevoli e capaci. Dopo la gestione Bortolazzi (imprenditore, Camera di Commercio) che portò lo scalo in grossa difficoltà tanto che venne chiesto l’ingresso di Save, Verona non è riuscita in tutti questi anni a creare una figura esperta in materia aeroportuale da poter contrapporre a Save. O almeno i soci veronesi potevano cercarla sul mercato dei professionisti. Invece c’è stata una completa torsione verso Venezia, quando il territorio chiedeva e chiede competenze proprie. Sono scappate, ora è tardi.
Mazzucco senza freni “Catullo, che delusione”. “Domani porterò nel cda della Fondazione la situazione e lascerò decidere se dobbiamo proseguire nell’avventura o uscire di scena”
Allarga le braccia con l’aria sconsolata di chi avrebbe voluto una conclusione diversa di questa partita, giocata faticosamente per trovare una sintesi tra i soci pubblici e privati arrivando a una lista unitaria per governare l’aeroporto Catullo. Ma la delusione “per non essere riusciti a portare competenze dentro il cda del Catullo è molto forte”. Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona che ha poco più del 3% delle quote dell’aeroporto, cardiochirurgo, parla gettando il cuore oltre l’ostacolo. “Domani, mercoledì 28, informerò il consiglio di amministrazione di Fondazione Cariverona dell’esito dell’assemblea dell’aeroporto e chiederò ai consiglieri di decidere che cosa fare della nostra partecipazione: vale la pena restare solo perché siamo tra i pochi a garantire di aderire all’aumento di capitale prossimo venturo o visto che non si riesce a incidere è meglio vendere tutto e lasciar perdere?”. E’ un fiume in piena: “Se ci sollecitano a rimanere solo in vista dell’aumento di capitale, si sbagliano: devono cambiare le logiche e le visioni in questo aeroporto che può andare da Modena a Monaco e invece rimane e si perpetua lo status quo, senza cambiare mentalità”. Cerchiamo di mettere ordine. Ieri nel tardo pomeriggio l’assemblea dei soci dell’aeroporto Catullo ha rinnovato le cariche e il consiglio di amministrazione. Presidente è stato confermato Paolo Arena, presidente di Confcommercio; l’amministratore delegato di Save non è più Monica Scarpa ma Alessandra Bonetti, veronese sempre della squadra di Enrico Marchi; consiglieri Rita Paola Carisano, Fabio Gava, Flavio Piva e Monica Scarpa, neoeletti il vicepresidente Lorenzo Delladio e i consiglieri Daniele Giacomazzi e Marco Wallner. La nota ufficiale parla di un voto all’unanimità, però Mazzucco svela un retroscena: “Non è corretto dire che c’è stato un voto all’unanimità, perché come Cariverona mi sono astenuto, tanto che poi il presidente Marchi mi si è avvicinato dispiaciuto”.
Perché l’astensione? “Perché auspicavo che nel consiglio ci fossero maggiori competenze, secondo me c’era l’opportunità per qualificare la squadra ma è stata perduta. Ci sono rimasto molto male”. E l’altra novità è che sono stati prospettati da Marchi ben due aumenti di capitale e non uno solto come previsto finora. Materie prime e tassi d’interesse mordono le casse della società.
Ma chi avrebbe potuto portare una svolta di competenza nel consiglio di amministrazione, che nomi sarebbero stati in gioco? E qui Mazzucco, oltre al voto di astensione e alla necessità di due aumenti di capitale nel prossimo futuro per riportare denaro fresco all’aeroporto svela un altro un retroscena: “c’era la disponibilità da parte di Zeno D’Agostino, presidente dell’autorità portuale di Trieste con incarichi europei, veronese, ad entrare nel consiglio di amministrazione”. Il nome di D’Agostino era già girato in città tra i possibili candidati ma sembrava in corsa per la presidenza. Mazzucco ricostruisce: “D’Agostino da noi interpellato aveva dato la disponibilità a entrare in cda per dare il suo contributo di relazioni ed esperienze. Così come avevo contattato l’ex rettore di Bergamo Stefano Paleari, consulente del ministero dei trasporti per la parte aeroportuale. Ho proposto il nome di D’Agostino a Marchi, a Riello e a Tommasi per sentire il loro parere: non volevo un mio rappresentante come Fondazione, ma una competenza che portasse valore aggiunto. Se n’è parlato poi dappertutto, anche troppo , il nome è finito sui giornali e Zeno D’Agostino ha ritirato la propria disponibilità perché si è visto mortificato. Un errore di percorso? Vedremo in futuro che personalità saranno capaci di portare…”
Ma la soluzione allora qual è se i soci non riescono a fare squadra? “Save fa il suo mestiere, devono essere gli altri soci del territorio, in primis la Camera di commercio, ad esprimere candidati all’altezza per il rilancio dell’aeroporto in questa città. Non perpetuare lo status quo”.
Ripeto: la soluzione secondo lei? “La soluzione, e la mia è una considerazione amara, è che Save vada in maggioranza assoluta con il prossimo aumento di capitale. Al quale non so se ci saremo perché dovrà decidere il nostro consiglio domani. Noi come Fondazione vorremmo essere coprotagonisti del rilancio del Catullo ma così ci invogliano solo ad andare via”.
Ha accennato al ruolo giocato dalla Camera di commercio, perché? “Perché riveste un ruolo importante in molte realtà cittadine, ha risorse, ma non ha limiti di mandati e pur non avendo presidenti eletti dai cittadini svolge una attività politica che decide il futuro degli enti economici”.
Si riferisce anche alla Fondazione Arena? “Beh, lì le cose stanno andando malissimo, è diventato un terreno di lotta politica, un disastro, non si può trattare così una istituzione”.
Più soddisfatto della Fiera che del Catullo? “Ci vuole poco. Il Catullo per esempio arriverà al 2026 con le Olimpiadi senza avere un collegamento con la città. Che figura faremo? Almeno in Fiera abbiamo condiviso degli obiettivi e dato un mandato preciso, al di là delle poltrone, in base alle competenze. E’ vero che il bilancio 2022 chiude in perdita ma tra accantonamenti e ammortamenti abbiamo la situazione sotto controllo. E si deve lavorare sulle partnership con grande attenzione. E vedremo cosa farà Generali, anche se credo che resterà. Al Catullo invece non resta che mandare in maggioranza Save che così avrà ancora più interesse a rendere redditizia la gestione del Catullo e renderà residuale il ruolo della Camera di commercio di Verona. Noi abbiamo fatto la lista condivisa per chiudere i conflitti della precedente gestione, ma poi non siamo andati oltre sul piano delle competenze. Bastava un solo nome…”.
mb