Matteo Manassero è l’araba fenice dello sport italiano. Il veronese torna a vincere sul Dp World Tour, il massimo circuito mondiale del golf, dopo ben 11 anni dall’ultima vittoria, per l’esattezza 3942 giorni dal trofeo conquistato a Wentworth, in Inghilterra, il Bmw Pga Championship.
Manassero dopo un’entusiasmante gara si afferma nel Jonsson Workwear Open in Sudafrica, tenendo a bada avversari qualificati e motivati come i sudafricani Thriston Lawrence, Shaun Norris e Oliver Bekker e l’inglese Jordan Smith. Manassero sembrava un predestinato, tant’è che il golfista veronese rimane il più giovane ad aver vinto un torneo del DP World, grazie al successo in Spagna nel Castello Masters 2010 quando aveva appena 17 anni e mezzo. Ma il suo ultimo trionfo era datato maggio 2013. Manassero si guarda indietro. Non tocca, però, il suo passato remoto, si limita al passato prossimo.
“E’ stato un viaggio pazzesco quello degli ultimi due anni – dice – sapevo che stavo andando sulla strada giusta ma poi nel golf non si sa mai come vanno le cose”.
Matteo si gode ogni attimo del pomeriggio di Edenvale, pochi chilometri da Johannesburg. “Questo è sicuramente il giorno più bello della mia vita su un campo da golf” spiega alla fine con il trofeo tra le mani. Parole che pronunciate da un golfista che a vent’anni aveva già vinto quattro gare sul Tour hanno un peso tutto particolare.
“Il golf è davvero difficile e duro, sono davvero felice di avere questo trofeo in mano”.
Un lavoro duro che nell’ultimo periodo ha svolto con un team molto affiatato: il suo coach Soren Hansen, putting coach Roberto Zappa, il preparatore atletico Sergio Manenti e la mental coach Alessandra Averna. Sulla gara che lo ha portato di nuovo sul gradino più alto, Manassero non nasconde di “aver giocato bene tutto il torneo. Chi c’era dietro di me stava giocando un golf incredibile. Ogni volta che guardavo la classifica c’era un nuovo birdie e un nuovo leader. In tutte le gare comunque ci sono dei momenti da superare: se riesci vedi la luce. Ma qui il finale è stato fantastico”.
Con questo successo Matteo si porta a casa un assegno da 233 mila euro su un montepremi di circa 1.380.000 euro. L’affermazione gli fa guadagnare anche duecento posizioni nel ranking mondiale: da 381 a 182 al mondo. Ma le parole più belle sulla vittoria di Manassero le spende il presidente del Coni Giovanni Malagò.
“Quella di Manassero è una storia da raccontare, da ricordare. “E’ la dimostrazione – dice Malagò – di quanto nello sport, come nella vita, sia indispensabile non mollare mai. E’ anche il risultato della sua capacità di affrontare contesti complicati, anche a livello personale, in tutti questi anni. Per l’opinione pubblica, per gli addetti ai lavori, sembrava si fosse perso un talento. Lo sport italiano è felicissimo di aver ritrovato un campione. Manassero è oggi nel golf, senza mancare di rispetto a nessun altro campione azzurro del green, una nuova opportunità di cui siamo orgogliosi”.
L’araba fenice. Simbolo di resilienza. Come Matteo Manassero.
Mauro Baroncini