E’ andato giù tutto d’un fiato il primo appuntamento nel foyer del Ristori con il vino delle Famiglie dell’Amarone d’Arte. La degustazione dei vini di Masi Agricola ha fatto da prologo al concerto del trombettista Enrico Rava, un imprescindibile protagonista della scena jazz italiana, con il suo New Quartet.Musica e vino sono un binomio che ha sempre funzionato. Per questo le Famiglie dell’Amarone d’Arte hanno deciso di portare l’Amarone, e i vini della Valpolicella, al Teatro Ristori conosciuto per il suo ricco cartellone musicale. “L’iniziativa è volta a raggiungere uno dei molteplici obiettivi che ci siamo prefissati: far diventare il Teatro Ristori un luogo di aggregazione e di condivisione, oltre che di arte e cultura”, ha spiegato Alberto Martini direttore artistico del Teatro. E le 13 Famiglie dell’Amarone, come ha ben spiegato Alessandra Boscaini, rappresentante della settima generazione di grandi produttori, seguono un vero e proprio manifesto: non si potrebbe fare Amarone senza la cultura enologica che si tramanda di generazione in generazione; non si potrebbe fare Amarone senza le uve autoctone: Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta e Molinara; non si potrebbe fare Amarone senza la Valpolicella. Le Famiglie dell’Amarone d’Arte, lo ricordiamo, hanno scelto di seguire, tramandare e valorizzare quest’antica tradizione dandosi un regolamento volontario per mantenere elevate le nobili caratteristiche del vino. E, per rendersi riconoscibili sui mercati di tutto il mondo, le bottiglie delle Famiglie dell’Amarone d’Arte sono contrassegnate da un ologramma esclusivo che garantisce autenticità e alta qualità. Anche perchè Amarone, con la sua “A”, viene pur sempre prima dei piemontesi Brunello e Barolo. Purtroppo per loro incominciano con la “B”.
U. C.