Mascherine anche all’aperto: unici luoghi “free” bar e ristoranti Il “dpcm” in arrivo giovedì prevede l’obbligo di indossare la protezione di naso e bocca anche mentre si cammina per strada: ha senso? Gli esperti ne dibattono. Il rischio però è che si creino assembramenti nei posti in cui il divieto, si capisce, non può sussistere

Mascherine all’aperto. Ma­scherine ovunque, tranne che al bar e al ristorante. E d’altronde non potrebbe es­sere diversamente, a meno che il governo non ci ob­bli­ghi ad acquistare ma­sche­rine col buco per la can­nuccia o la forchetta, e sep­pur alquanto bizzarra non escludiamo l’eventua­li­tà. Sul­l’utilità di indossare la mascherina all’aperto nu­tria­mo molti dubbi, tranne in caso assembramenti, con­cetto che comunque dopo otto mesi dallo scop­pio uf­ficiale dalla pandemia nes­suno ha ancora co­difi­cato. Lasciamo però il giu­dizio sull’utilità della ma­sche­rina per strada, in campagna o in spiaggia a chi ne sa o dovrebbe saper­ne più di noi. Pensiamo piut­tosto agli effetti di tale imposizione. Quale sarà l’u­nico luogo dove sarà con­sentito di non portare la pro­tezione di naso e bocca? Quello a­dibito alla ristora­zio­ne: al bar e in trattoria. I due luoghi più demonizzati negli ultimi mesi. Non passa giorno senza che in rete non finiscano filmati e foto di gente accalcata che brin­da e mangia a distanza rav­vicinata. Seguono regolar­men­te dibattiti televisivi con ospiti virologi, politici, sou­brette, nani e ballerine. Si grida allo scandalo. Si tuona contro gli incoscienti, i gio­vani untori, il popolo della notte, la movida. È però del tutto evidente che se gli unici luoghi dove si potrà respirare e socia­liz­zare sen­za mascherina sa­ranno i san­­tuari dello spritz la gen­te, giovane e adulta, re­spon­­sa­bili e non, si ri­ver­serà lì, con conse­guen­ze de­­leterie, al­meno stando a ciò che ci è stato comuni­ca­to finora. Ci chiediamo se qualcuno dalle parti di Pa­lazzo Chigi ci abbia pen­sato. Se le task force di spe­cialisti anti-Co­vid non ab­biano riflettuto sull’even­tua­lità che te­mia­mo diverrà pre­sto una cer­tezza. Noi ti­fiamo affinché gli esercenti possano conti­nuare a fare il proprio lavoro senza ulte­riori restrizioni, ché già quel­le imposte negli ultimi tempi ne hanno messi in gi­noc­chio molti e ko molti altri. Peraltro la stragrande mag­gioranza dei baristi e risto­ratori veronesi stanno se­guendo scrupolosamente le regole, forse anche al di là di ogni più ottimistica pre­visione. Ma a nostro avviso siamo in balìa di provve­di­menti d’impulso, poco o per nulla ragionati, decisi da gente che ha dimenticato o non ha mai saputo come si articola la vita di tutti i giorni. Non vorremmo mai che do­po aver intasato i locali ren­dendoli gli unici luoghi ma­scherina-free della na­zio­ne, i governanti gli sca­ricassero addosso la colpa dell’au­mento dei numeri dei con­tagi. Sarebbe l’enne­sima ipo­crisia. Compren­diamo che il momento non è sem­plice. I decisori hanno im­portanti responsabilità sul­le spalle. Ma proprio per que­sto ci attenderemmo prov­vedimenti meno di pan­cia e un po’ più ragionati.