“Mascherina all’aperto? Una misura eccessiva. Ecco quando va usata” POST COVID 19: servono, non servono, che ne pensano gli esperti?

Mascherine sì, ma senza imporre regole che “la gente percepisce come ridicole“. L’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli commenta così l’ipotesi, attualmente al vaglio del governo, di introdurre l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale anche all’aperto in tutta Italia. È necessario farlo “quando ci sono varie altre persone in vicinanza“, spiega. Mentre “che uno debba metterla mentre passeggia da solo”, o “sale in montagna in cordata singola”, allora “questa è abbastanza un’assurdità” che “la gente percepisce come ridicola” e quindi “rifiuta”. Di sicuro l’andamento dei contagi nel nostro Paese impone “inevitabili nuove restrizioni”, continua Galli, ma “bisogna che le regole rispettino una logica. La gente deve avere la mascherina a disposizione quando è all’aperto e metterla nel momento in cui incontra altra gente”. Una tesi condivisa anche dal docente di Microbiologia all’Università di Padova Andrea Crisanti: “La mascherina protegge, ma se io attraverso la strada e sono da solo e intorno a me non c’è nessuno, diventa un provvedimento difficilmente comprensibile“, ha dichiarato. Riguardo all’obbligo, Crisanti si spinge ancora oltre rispetto a Galli: “La mascherina deve essere usata e usata anche all’aperto. Non credo però nelle misure restrittive, perché faccio fatica a credere che si possano fare delle multe ai ragazzi all’uscita di scuola. Ci si deve provare, certo”. Piuttosto, ora è necessario capire “meglio cosa sta succedendo. Perché noi siamo stati senza mascherina per tutta l’estate con assembramenti anche importanti e i casi non sono aumentati moltissimo”. “Rendere obbligatoria la mascherina in tutta Italia all’aperto senza alcuna distinzione tra le aree geografiche a più alta e più bassa circolazione endemica è sbagliato”. Lo rimarca il direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti su Facebook. “L’uso delle mascherine ha senso solo in luoghi confinati, laddove non sia possibile avere certezza e garanzia del necessario distanziamento fisico oppure all’aria aperta quando non si riesca a mantenere il distanziamento fisico. Si ricommette l’errore fatto con il lockdown: un’unica misura per tutta l’Italia senza tener conto delle differenze regionali e locali”. Insomma, ancora pareri abbastanza discordi sull’uso delle mascherine che restano comunque uno dei mezzi più efficaci per contrastare la diffucione del virus. “Mascherine, gel igienizzante e frequente lavaggio delle mani” dicono gli esperti, sono la vera ancora di salvataggio. In attesa del vaccino.

Garattini: “Il futuro dipende da noi”

«Il futuro del Covid-19 dipende da noi e da come ci comporteremo nei prossimi quattro-cinque mesi, fino a quando non arriverà il vaccino e non saranno sul mercato quei farmaci, ora in fase avanzata di studio, in grado di sconfiggere il virus. Possiamo riuscire ad arginarlo, mantenendo dei comportamenti accorti, o rischiare il ritorno di una diffusione esponenziale del morbo, se abbassiamo la guardia. Non è finita, siamo ancora in mezzo al guado, e l’aumento dei casi degli ultimi giorni è preoccupante, non si giustifica solo con il maggior numero di tamponi». Diagnosi di Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Farmacologico Mario Negri, scienziato di poche parole, ma chiare, soppesate e perciò definitive. «I comportamenti accorti sono poi sempre gli stessi: niente assembramenti, mantenere le distanze quando ci si incontra, lavarsi le mani spesso e girare con la mascherina, strumento semplice ma efficacissimo per evitare il contagio; ho il sospetto che all’inizio della pandemia sia stata fatta circolare la voce che non servivano solo perché non le avevamo ancora in magazzino».