Il 2017 è stato l’anniversario dell’esplosione della Riforma protestante, il movimento religioso e, in senso più ampio, culturale suscitato in Germania da Martin Lutero. L’affissione delle tesi a Wittemberg è solo l’apice di una critica che l’agostiniano Lutero aveva formulato dopo aver osservato la corruzione in cui versava la chiesa di Roma, sfarzosa, preda di intrighi di palazzo, sostenuta dal sistema della vendita delle indulgenze e popolata da chierici e vescovi che, agli occhi del tedesco, avevano dimenticato o pervertito la missione pastorale.
Di qui la critica radicale ai dogmi su cui queste pratiche di basavano, in particolare la vendita delle indulgenze, sostenuta dalla credenza in un sistema retributivo nell’aldilà, influenzato dalle azioni compiute liberamente dall’uomo in vita. La negazione del libero arbitrio e l’affermazione della predestinazione sono certamente le innovazioni di maggiore impatto dottrinale avanzate da Lutero.
Tuttavia, è interessante valutare anche la reazione suscitata nella Chiesa cattolica, reazione che ha provocato una serie di gravi problemi agli studiosi cattolici sino a tempi relativamente recenti.
Si è discusso – lo ha fatto tra i primi Hubert Jedin, prete slesiano studioso del Concilio di Trento – se definire la reazione cattolica come Controriforma o, appunto, Riforma cattolica (una distinzione rivolta principalmente al pubblico tedesco, che per Reformation intende solo e soltanto quella protestante).
Il punto non è di poco conto: parlare di Controriforma significa vincolare la storia della Chiesa, che da un punto di vista cattolico è storia della salvezza, ad aver attraversato un momento cruciale nella propria esistenza, suscitato però da un singolo uomo, per giunta un eretico.
Il credente, anche e forse soprattutto quando è uno storico, rischia di cadere nella pretesa di svincolare la storia della Chiesa dalla storia degli eventi, si potrebbe dire dalla storia “comune”: una pretesa che da un punto di vista scientifico non può sussistere.
La Chiesa è nella storia, si evolve con essa e la sua abilità, come è stato notato da diversi studiosi tra i quali Massimo Firpo, è stata quella di modificarsi in modo anche significativo dando allo stesso tempo un forte senso di continuità. D’altro canto, il cosiddetto sviluppo dogmatico è pure stato sostenuto da parte cattolica, cioè il fatto che il dogma emerge nel procedere della storia e che quindi non è eccessivamente problematico valutare, ad esempio, il Concilio di Trento e le sue innovazioni anche in materie che ora sembrano scontate come il celibato ecclesiastico, o ancora il Concilio Vaticano II. Questo principio, d’altra parte, è stato accostato al modernismo, considerata senza mezzi termini un’eresia.
EffeEmme