Si è aperta al pubblico lo scorso 12 gennaio la mostra “Callas e Verona. La nascita della Divina” ospitata negli spazi del Conservatorio “Dall’Abaco” fino al 18 marzo.
Maria Callas avrebbe compiuto cento anni il 2 dicembre del 2023 e l’anniversario rappresenta per la nostra comunità “un momento speciale in memoria di una delle voci più straordinarie della storia”, spiega Damiano Tommasi, sindaco di Verona. Il percorso della mostra, pensato per ricordare la vita dell’artista ed esaltarne la tecnica vocale, è organizzato dal Comune in collaborazione con Conservatorio, Università di Verona, Accademia Filarmonica e Fondazione Arena. Supportano l’iniziativa Regione Veneto, Warner Classics, Archivio Tommasoli e Festival Internazionale Maria Callas. Per enfatizzare ulteriormente la ricorrenza, l’esposizione si affianca a un ricco calendario (di spettacoli, incontri e itinerari) partito nel corso del 2023, programmato per tutto il nuovo anno e che avremo ancora occasione di trattare prossimamente. Il progetto narrativo-visivo allestito al Conservatorio (con installazioni digitali, immagini e contenuti testuali) volge lo sguardo al particolare rapporto, professionale e umano, nato tra Maria Callas e Verona. Proprio nella nostra città la cantante debutta il 2 agosto 1947 e vive il primo matrimonio con l’imprenditore Giovanni Battista Meneghini. L’eccezionale estensione vocale dell’artista (definita dai cultori della materia “soprano drammatico di agilità”) unita all’incredibile capacità attoriale (fatta di sguardi, mimica facciale e postura) inaugura una vera rivoluzione nelle interpretazioni e nei repertori. La mostra, suddivisa nei tre filoni “teatro, vita e voce”, vuole testimoniare l’essenza di quel mondo focalizzando l’attenzione sulle cinque stagioni areniane che la vedono protagonista, sulle relazioni importanti e sui luoghi veronesi maggiormente significativi. All’ingresso del percorso le persone sono invitate a muoversi nello spazio scenico del “teatro”, cogliendo le sue sonorità, approfondendo video-narrazioni e varcando, infine, il sipario che conduce alla sezione “vita”. Giunti nel chiostro del Conservatorio, un racconto visivo-testuale traccia le principali tappe esistenziali callassiane e introduce l’elemento focale dell’itinerario: la “voce”. Il pubblico, nell’atrio dell’auditorium, è prima accolto dalle parole di Maria e dal suo “sguardo magnetico” (immortalato in una foto del 1953 che la ritrae in costume teatrale) e poi trasportato nell’immersione dell’ascolto. “Lo spazio è avvolto da un suono drone”, spiega Nicola Guerini, curatore della sezione, presidente del “Premio Internazionale Maria Callas” e direttore d’orchestra, “scelto per creare un luogo acustico nuovo e sospeso che sembra attendere la voce della Diva”. La creazione è un omaggio ai versi di “Timor di me?” dedicati da Pier Paolo Pasolini alla “Divina” nei quali il poeta indica che “c’è un vuoto nel cosmo e da là tu canti”. Un monitor interattivo consente di selezionare brani scelti (registrati in studio o live tra il ’51 e il ’56), rimasterizzati nel cofanetto della Warner Classics “La Divina. Maria Callas in all her roles”. Attraverso la spettrografia, la voce diventa rappresentazione grafica proiettata sulla parete e “si trasforma in esperienza estetica” che, ci dice ancora Guerini, “esalta l’intensità del suono in funzione del tempo e della frequenza per evidenziare le caratteristiche formantiche della voce isolata dall’orchestra”. In questa singolare proposta la sonorità racconta visivamente l’animo di Maria e svela, al pari di un’opera d’arte, la sua “impronta digitale” per suggerire emozioni e vibrazioni.
Chiara Antonioli