Mare Fuori senza storie zuccherose Al suo lancio su Rai 2 si è rivelato subito un successo. Niente buonismi e famiglie spensierate

«Hanno diciotto anni e lo sguardo è perso oppure sfidante; hanno gli occhi che chiedono aiuto, senza sapere quale aiuto, senza sapere a chi chiedere aiuto». È l’8 febbraio 2023 quando, sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo, la giornalista Francesca Fagnani dedica il suo monologo ai detenuti del carcere minorile di Nisida. Qualche giorno dopo, su Rai 2, sarebbe andata in onda la terza stagione di Mare Fuori, e quelle parole avrebbero trovato conferma negli sguardi dei giovanissimi personaggi della serie ambientata dietro le sbarre dell’IPM di Napoli, luogo ispirato fortemente proprio a Nisida.
Al suo lancio su Rai 2 il 23 febbraio 2020, Mare Fuori si è saputo rivelare subito un successo senza precedenti. D’altronde, un cast di giovani, affascinanti astri nascenti e una trama a sfondo teen ricca di risvolti drammatici sono ingredienti necessari per la buona riuscita di un format. Necessari, appunto, ma non determinanti: in questo caso, l’ingrediente segreto essenziale all’impatto soverchiante della serie risiede tutto in un concept coraggioso e rivoluzionario. Basta famiglie allargate spensierate, basta buonismi e storie d’amore zuccherose, basta anche ai medici in famiglia e preti in bicicletta che in cinquanta minuti di episodio riescono a battere i carabinieri nella risoluzione di un omicidio: Mare Fuori sposta il suo focus dietro le sbarre, raccontando la gioventù bruciata dalla corruzione e dalla malavita, i sogni venduti in cambio di droga e banconote, la rabbia e la rassegnazione negli occhi di adulti bambini.
Certo, tutto questo è condito da storie d’amore smielate, dinamiche inverosimili à là telenovela spagnola, interpretazioni spesso sopra le righe e dialoghi che spesso e volentieri cadono nel profondo mare blu del didascalismo moraleggiante. Ma non importa, i difetti non sono determinanti, perché come giù sottolineato Mare Fuori è una serie diversa. L’obiettivo è sì, intrattenere, ma farlo creando una consapevolezza su un mondo che ha disperatamente bisogno di attenzione e rivoluzione e, allo stesso tempo, troppo spesso considerato scomodo.
«Ora che sei qui nel carcere minorile è tardi: hai fallito tu e abbiamo fallito tutti» aveva continuato Fagnani a Sanremo, «ma il tuo destino non è irreversibile»: queste parole sembrano il filo rosso che unisce i primi sei episodi della quarta stagione della serie, usciti in anteprima il 1° febbraio su Rai Play (e in arrivo su Rai 2 a partire dal 14 febbraio). Entrati in carcere poco più che bambini, in questa stagione i protagonisti varcano la soglia della maggiore età, e mentre i sommersi si perdono nei meandri della camorra senza accettare o cercare aiuto, i salvati – o meglio, quelli in cerca di salvezza – sgomitano per un futuro migliore, lontano dalle finestre sbarrate dell’IPM.
«Se non faremo in modo che chi esce dal carcere sia meglio di come è entrato sarà un fallimento per tutti» aveva concluso Fagnani: per quanto poco verosimile e intriso di fiction, Mare Fuori è un ottimo spunto di riflessione su una delle realtà più drammatiche del Belpaese.
Martina Bazzanella