L’arrivo sulla panchina gialloblù di Marco Baroni rappresenta per il tecnico toscano una specie di anello che si chiude. Prima i tre anni da calciatore, sul finire della carriera, impreziositi da una promozione in serie A. Poi, appese le scarpe al chiodo, un anno in panchina al fianco di Alberto Malesani, in una stagione tribolata, dove si raccoglievano i cocci dell’incredibile retrocessione dell’anno precedente. Ora, infine, la grande occasione di tornare a Verona alla guida della Prima squadra, che si appresta a disputare il suo quinto campionato consecutivo nella massima serie. Praticamente un piccolo record in riva all’Adige. L’ambiente gialloblù, scottato ma felice per una salvezza strappata per i capelli, è desideroso di vivere un campionato più tranquillo e meno carico di pensieri. E Marco Baroni sembra avere tutte le carte in regola per essere l’uomo giusto al posto giusto. La pensano così i tifosi, ma anche alcuni ex compagni, che con lui hanno condiviso il campo di gioco con la maglia dell’Hellas.
UN VERO LEADER Caio Ferrarese faceva parte di quella squadra che sotto la guida di Attilio Perotti conquistò la promozione in A. «Quando arrivò a Verona – ricorda – era già nella parte finale della sua carriera mentre io ero ancora molto giovane. Quella era la mia stagione di esordio in Prima squadra. In campo era un leader silenzioso mentre fuori si è sempre dimostrato una bella persona e un serio professionista. Di Marco conservo solo bei ricordi. Conosce l’ambiente, la scelta mi sembra azzeccata. Sono molto felice per lui». UN
OTTIMO PROFESSIONISTA «L’ho sempre stimato come persona, compagno di squadra e allenatore» dice Diego Caverzan, 122 gettoni in gialloblù in cinque stagioni, tre delle quali trascorse proprio insieme al neo tecnico gialloblù. «Alcuni anni fa – confessa – ero stato fortunato profeta nell’indicarlo come futuro allenatore dell’Hellas. È sempre stato un ragazzo d’oro e un professionista esemplare. Ha sicuramente dalla sua il fatto di conoscere bene l’ambiente e le sue dinamiche. In questi anni, inoltre, si è dimostrato un ottimo tecnico. Con lui gioca chi merita. E soprattutto è anche ben voluto dalla tifoseria, un aspetto sicuramente importante».
UN MITO Per Massimiliano Esposito, invece, talentuoso esterno d’attacco passato da Verona nella stagione 97/98, il nuovo allenatore del Verona è quasi un mito. «Per me napoletano verace – racconta – giocare al fianco di uno dei protagonisti del secondo scudetto del Napoli, compagno di Maradona, era come vivere un sogno. Quell’anno ero giovane mentre lui era verso la fine di una bellissima carriera. Per me ha sempre rappresentato un esempio da seguire. Marco è una persona tranquilla, delicata e molto rispettosa. Ha sempre fatto parlare bene di sé, per me è un grandissimo acquisto».
AMICO DI VECCHIA DATA Non poteva mancare, infine, il pensiero di Totò De Vitis, indimenticato bomber di quel Verona. «Con Marco conservo un’amicizia di vecchia data. Ci conosciamo fin dai tempi delle Nazionali giovanili, oltre ad aver condiviso la maglia dell’Hellas. È una brava persona e un ottimo professionista».
Enrico Brigi