Sembra essersi sbloccata, dopo molte riunioni di maggioranza a Palazzo Barbieri la delibera per la variante urbanistica necessaria per regolare l’edificazione dei cinque comparti in cui è suddiviso lo sviluppo della Marangona, in base all’accordo di programma stipulato tra Comune, Provincia e Consorzio Zai.
Delibera predisposta dalla vicesindaca Barbara Bissoli che però non è mai passata in commissione consiliare urbanistica mentre è stata varie volte sul tavolo del sindaco Tommasi e ha provocato più di un malumore sia tra i componenti della Giunta che in maggioranza perché ritenuta troppo impattante.
Il timore di una cementificazione dell’area da un milione e mezzo di metri quadrati è stato sollevato da molti; in particolare le associazioni ambientaliste hanno preso carta e penna scrivendo al sindaco Damiano Tommasi chiedendo un incontro urgente e che il Comune costringa la Regione a rivedere lo strumento urbanistico regionale del Piano d’area del Quadrante Europa.
“Molte porzioni della ZAI storica sono in stato di abbandono e c’è la necessità di una riconversione di capannoni e aree che potrebbero sopperire alla necessità di nuova logistica o nuove attività produttive senza occupare nuovi terreni vergini; è certamente una buona occasione per ripensare quella pianificazione che, sul finire degli anni 90 con la redazione del Piano d’Area Quadrante Europa (PAQE), ha promosso progetti spesso demenziali, che imponevano trasformazioni territoriali in molti casi mai realizzate e che oggi devono essere rimosse presentando e sostenendo varianti al medesimo piano d’area. Il PAQE può e deve essere sottoposto a varianti, dialogando con la Regione Veneto. È facoltà dell’amministrazione comunale chiederne una revisione coerente con lo strumento urbanistico comunale”, scrivono infatti a Tommasi la Presidente Legambiente Verona Chiara Martinelli, la presidente di Italia Nostra Verona Marisa Velardita e il presidente del WWF Veronese, Michele Dall’O.
Ma anche il comitato Verona Città Bosco che raccoglie 26 associazioni e comitati ha espresso “grande preoccupazione per la realizzazione di strutture industriali e parcheggi nell’area della Marangona”.
“Troppo cemento, rivedere il Piano d’area”. Ambientalisti contro Tommasi. Ma rivedere il Paqe con la Regione porterebbe via mesi o anni
Perché, si sostiene nella lettera, tutto questo “ comprometterà fortemente il futuro della città” e si esprime quindi “netta contrarietà alla ipotesi in discussione”.
Insomma, gli ambientalisti assediano Tommasi. Ma si sarebbe trovata una soluzione in queste ultime ore. Quale? Nell’ampia premessa della delibera urbanistica dovrebbe emergere una linea guida precisa: per il primo dei cinque ambiti di sviluppo, vale a dire Corte Alberti acquistata dal colosso della logistica VGP ancora nel 2019, si procede come previsto dalle attuali norme e dal Paqe, ma per i futuri quattro ambiti si cercherà un percorso diverso, più in sintonia con le esigenze attuali di rispetto ell’ambiente. Solo in questo modo, secondo Palazzo Barbieri, si può sbloccare la delibera in tempi brevi: perché andare adesso ad aprire un tavolo di confronto con la Regione per rivedere il piano d’area del Quadrante Europa con tutte le sue previsioni e direttive urbanistiche, vorrebbe dire mettere in piedi un confronto tecnico con l’obiettivo di una nuova programmazione urbanistica regionale per inserire tutti i vari desiderata di rispetto delle funzioni agricole, di contenimento dell’edificazione, di revisione delle destinazioni urbanistiche e delle aziende che vi si possono insediare e tanto altro: tutto questo di fatto fermerebbe per altri mesi o addirittura anni lo sviluppo della Marangona che tanto sta a cuore agli stakeholder della città.
Pertanto, quello che si può modificare o migliorare rispetto al Paqe, lo si fa con questa variante predisposta dalla vicesindaca Bissoli che punta a prevedere sia gli ambiti di intervento, tra cui l’innovazione tecnologica che la viabilità, dal verde alle piste ciclabili. Nella variante urbanistica sono infatti inseriti i cinque ambiti di intervento, l’indice di edificabilità territoriale, le destinazioni d’uso conformi al Paqe, le altezze massime degli edifici, la densità arborea e arbustiva, le superfici minime da destinare a città pubblica (15 per cento dell’intero comparto della Marangona) e a verde e servizi (40 per cento).
Introduce inoltre un progetto di sistema pubblico costituito dalla viabilità di distribuzione interna all’area della Marangona e dal percorso ciclo-pedonale verde formato in parte dalla cintura dei forti limitrofi, forte Azzano e forte Gisella.
Basterà?
Marangona sostenibile? E’ già scritto. Nell’accordo di programma tra gli enti ecco cosa si prevede per il comparto Innovazione
Per cambiare di più serve appunto aprire un confronto urbanistico con la Regione che richiederebbe anni per arrivare a un traguardo.
Pertanto il punto di caduta dovrebbe essere stato trovato: ampliare la premessa in delibera, specificando che dopo i 170 mila metri quadrati di Corte Alberti si agirà in modo diverso per infrastrutturare gli altri quattro ambiti della Marangona.
Sarà sufficiente a far passare i mal di pancia di assessori e consiglieri e a rispondere alle richieste degli ambientalisti?
Perché, ribadiscono, “Verona è una delle province più cementificate d’Italia” e “continuiamo a chiedere che finalmente ci sia un chiaro e forte segnale di discontinuità con il passato”.
Ma c’è già scritto nell’accordo di programma tra Comune, Provincia e Zai che per i prossimi quattro ambiti di intervento della marangona si dovrà valutare il masterplan predisposto dal Consorzio e ragionare in base alle politiche green per ridurre il consumo di suolo, favorere le energie rinnovabili, prevedere il minor inquinamento possibile. Nell’accordo di programma infatti per il comparto C2 dell’Innovazione tecnologica si legge che gli insediamenti “dovranno trovare attuazione nei diversi Ambiti Unitari di Intervento in modo equilibrato e coerente con tale vocazione, in una prospettiva di transizione ecologica e di valorizzazione ecosistemica, con particolare riferimento alla permeabilizzazione dei terreni e alla capacità drenante delle aree anche in riferimento a fenomeni estremi e al concetto di positive energy district, con indicazione di edifici autosufficienti dal punto di vista energetico e senza l’utilizzo di combustibili fossili per il loro sostentamento e con approccio di tutela e valorizzazioni delle biodiversità nelle aree verdi.
Nell’ambito delle rispettive competenze, il Comune di Verona e la Provincia orienteranno le proprie iniziative e attività affinché l’area della “Marangona” sia raggiungibile tramite infrastrutture di mobilità sostenibile.