A giugno dovrebbe entrare nel vivo la discussione sul futuro della Marangona, tant’è vero che domani, venerdì 31 maggio, si terrà un incontro ristretto tra le forze politiche di maggioranza e gli assessori per capire i margini di manovra su una materia così complessa che vede prevalere gli strumenti urbanistici regionali su quelli locali, vincolando e limitando molte scelte. Da una parte i grandi sogni, dall’altra la dura realtà delle norme.
Con grande orgoglio Palazzo Barbieri ha sottolineato la approvazione di una delibera urbanistica necessaria per regolare l’edificazione dei cinque comparti in cui è suddiviso lo sviluppo della Marangona, in base all’accordo di programma stipulato tra Comune, Provincia e Consorzio Zai, nel quale le destinazioni vengono rispettate.
La variante serve per prevedere sia gli ambiti di intervento, tra cui l’innovazione tecnologica che la viabilità, dal verde alle piste ciclabili.
Nella variante urbanistica sono infatti inseriti i cinque ambiti di intervento, l’indice di edificabilità territoriale, le destinazioni d’uso conformi al PAQE, le altezze massime degli edifici, la densità arborea e arbustiva, le superfici minime da destinare a città pubblica (15 per cento dell’intero comparto della Marangona) e a verde e servizi (40 per cento degli ambiti unitari di intervento).
Introduce inoltre un progetto di sistema pubblico costituito dalla viabilità di distribuzione interna all’area della Marangona e dal percorso ciclo-pedonale verde formato in parte dalla cintura dei forti limitrofi, forte Azzano e forte Gisella.
Benissimo. Che cosa si realizzerà e quando si realizzerà tutto questo? Vediamo un po’.
Dei 5 ambiti di intervento il primo ad essere realizzato sarà quello di Corte Alberti, un’area di circa 170 mila metri quadrati (la Marangona misura 1 milione e mezzo di metri quadrati) in cui sorgerà un centro per l’attività produttiva e logistica distributiva.
Il soggetto attuatore privato dell’ambito “Corte Alberti” è attualmente VGP Park Verona srl che ha stipulato con il Consorzio ZAI in data 6.3.2019 un contratto preliminare ad effetti obbligatori per l’acquisto del compendio, comprensivo di aree destinate a “città pubblica”.
Cinque anni per un permesso a costruire
Attenzione alle date: dopo 5 anni di lungaggini burocratiche, l’insediamento logistico deve essere ancora realizzato.VGP potrà chiedere il permesso a costruire solo dopo che sarà approvato l’accordo di programma tra Comune Provincia e Consorzio Zai.
In altre parole: il colosso della logistica VGP che ha acquistato uno dei cinque comparti, cioè Corte Alberti nel 2019 non ha potuto mettere giù ancora neppure un mattone. Forse quando sarà finalmente firmato questo accordo di programma con delibera urbanistica annessa, riuscirà a ottenere il permesso a costruire e dare il via ai lavori.
E per quanto riguarda Corte Alberti, le opere stradali previste sono la rotatoria su strada dell’Alpo, la riqualificazione a quattro corsie di un tratto di strada dell’Alpo, il primo stralcio della nuova strada dorsale interna centrale all’area, la rotatoria a collegamento del nuova strada con l’esistente via Chioda e la riqualificazione del tratto nord di via Chioda dalla rotonda al sottopasso esistente. Le opere a verde riguardano invece un primo segmento dell’ itinerario ciclopedonale della cintura dei forti di collegamento tra forte Azzano e forte Gisella.
Benissimo. E per gli altri quattro ambiti? “L’attuazione degli altri quattro ambiti unitari di intervento è subordinata all’approvazione da parte degli enti sottoscrittori dell’accordo di programma di un masterplan che fissi i relativi criteri funzionali, previa forma di concertazione e partecipazione dei soggetti portatori di interessi”.
Il che significa che “Tempo 30 giorni a partire dalla conferenza dei servizi decisoria, che si terrà a breve, l’Accordo di Programma dovrà essere ratificato dal Consiglio comunale”.
In giugno, quindi, ci sarà una conferenza di servizi alla quale parteciperanno tutti i soggetti interessati, comprese le associazioni ambientaliste, urbanisti, architetti, progettisti, per un confronto sulle destinazioni da inserire in questi quattro ambiti, per ciascuno dei quali poi servirà un piano urbanistico attuativo (Pua).
Benissimo. Arriveranno ancora le proposte di inserire un parco divertimenti per il surf, un parco della musica per i concerti rock, magari anche un Cimitero verticale di tosiana memoria, la tutela delle aziende agricole e via di questo passo.
Di tutto questo poi il Comune e il Consorzio Zai che per espressa previsione di legge e del Piano d’area del Quadrante Europa è l’ente gestore dell’intera area della Marangona, dovranno fare sintesi per una eventuale attuazione.
Il nodo innovazione e le aree dismesse
Benissimo. Ma se VGP dopo 5 anni deve ancora attivare l’insediamento di Corte Alberti, che tempi si possono prevedere per gli altri quattro ambiti?
Come si può pensare di essere attrattivi più di altri se dopo 5 anni non si riesce ancora a costruire mentre in Paesi a noi vicini come Croazia o Austria è tutto più semplice? Ma anche in Comuni vicini a Verona i tempi per i poli logistici si misurano in mesi e non in anni.
Ma c’è poi il mercato: molto per il futuro della Marangona dipenderà anche dalle richieste che arriveranno al Consorzio Zai da soggetti interessati a insediarsi: il comparto dell’innovazione per esempio decolla se si propongono colossi per esempio del digitale o della ricerca come le grandi multinazionali.
E si tratterebbe, se per esempio qualche colosso straniero volesse inserirsi nella Marangona con un Data center, di strutture molto energivore: la zona è attrezzata con infrastrutture così potenti?
E perché una multinazionale dovrebbe decidere di insediarsi nella Marangona quando per esempio nella Zai e a Verona sud ci sono già tante aree dismesse e magari anche da bonificare ma comunque già connesse a strade, infrastrutture e reti tecnologiche?
Benissimo. Dato per scontato che un ritorno dell’Ikea ad oggi è improponibile, dopo la bocciatura dell’amministrazione Sboarina, nella Marangona si può prevedere solo logistica o anche qualche azienda produttiva? E se arrivasse un soggetto specializzato nei centri di ricerca, si dovrebbe modificare il Piano d’area regionale?
Certo la Marangona, come sostiene qualche esponente della maggioranza, potrebbe diventare una nuova porta d’accesso della città, ma servirebbe una enorme forza politica, amministrativa, imprenditoriale, grandi investimenti e un lavoro di concerto con tutti i livelli amministrativi per creare un nuovo asse di sviluppo della città, con un orizzonte temporale molto lungo.
Per contro, in città le ex aree industriali da recuperare segnano il passo, da Adige Docks all’ex manifattura Tabacchi, dall’ex Tiberghien all’ex Centrale del latte soprattutto dopo il crack di Signa Group e le disavventure del suo magnate René Benko.
Benissimo? Non proprio benissimo.
M.Batt.