Marangona, sbagliato fermare lo sviluppo

interporto Quadrante Europa

L’ Ente ZAI viene istituito nel 1948 fra il Comune di Verona, la Provincia, la Camera di Commercio e da allora a più riprese, ha dato origine alla cosiddetta ZAI Storica, poi la ZAI Due, il Quadrante Europa e ora Innovazione-Marangona.
Un sistema di infrastrutture di 10 milioni di mq. un punto di forza economico naturale con 1000 aziende che danno lavoro a 40.000 addetti, 75 anni di impegno continuo che ha sempre anticipato il nostro futuro a seguito di un confronto serrato tra le parti, guardando il bene comune oltre al richiamo di nuovi investimenti e lavori, portando Verona al centro di un interscambio a livello europeo. Non a caso i vari presidenti che si sono succeduti, fra essi ricordo Giorgio Zanotto, Giulio Segato, Jacopo Panozzo, Luigi Castelletti, Michela Sironi, Matteo Gasparato, e altri ancora, con dei Consigli di amministrazione di altrettanto peso, sono fino ad ora riusciti a dare continuità senza distinzione partitica purtroppo ritornata di moda in questi tempi. Puntualmente quindi l’Ente ha nel tempo cercato sempre di individuare quello che sarebbe stato il meglio del futuro economico per Verona, avvalendosi a più riprese di esperti nei settori attinenti. Ricordo il Quadrante Europa, il Piano era del 1981 progettato da professionisti come l’Architetta Reni, l’Ing. Silvano Carli, l’arch. Franchini, ing. Padovani, l’Interporto per l’ambito dell’Innovazione produttiva e della ricerca Scientifica e Tecnologica con l’architetto Umberto Trame, docente di composizione architettonica e urbana dello Iuav di Venezia, più recente con uno studio sulla Marangona degli architetti Giulio Saturni, Giancarlo Conta e Pierluigi Grigoletti., Masterplan ulteriormente migliorato nel 2022 e infine con l’accordo di programma siglato il 5 giugno 2024. Della Marangona, 800 mila mq già acquistati negli anni, dall’Ente per un valore storico di più di 16 milioni di euro che rapportati, con un valore attuale di acquisto al mq., di circa 45 euro per un totale odierno di circa 40 milioni di Euro, per decisioni avverse vorrebbe anche dire per il Comune, dover risarcire all’Ente almeno 13 milioni di euro. Fermare l’iter comporterebbe sicuramente anche un danno incalcolabile per i privati che rappresentano alti 700 mila mq. ancora da acquisire oltre alle mancate possibilità lavorative di
migliaia di giovani delle future generazioni (l’Ikea rifiutata dalla passata Amministrazione ne è un esempio) con un masterplan che prevede oltre ad insediamenti produttivi futuri, anche quelli del divertimento.
Ma anche, finalmente, una riqualificazione ambientale ben oltre le norme con parchi urbani, strade e percorsi pedonabili e ciclabili.
Impegnarsi per una quantità maggiore di parchi pubblici, migliore qualità della vita, trova tutti d’accordo almeno fino a quando non incide sulla propria singola proprietà della quale ci si lamenta magari per la carente edificabilità prevista, oppure per la pochezza del prezzo di esproprio stabilito dalle norme, solo che i nostri figli e i nostri nipoti dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter trovare oltre al verde anche un lavoro dignitoso possibilmente senza abbandonare Verona.
Quindi rinviare ancora il P.A.Q.E. già migliorato e più attento all’ambiente sarebbe del tutto sbagliato. Certo che di Umarell ne abbiamo fin troppi e amministrare la cosa pubblica è ben diverso che stare alla opposizione.
Giancarlo Frigo
Alla delibera per lo sviluppo della Marangona la Cronaca di Verona ha dedicato in questi ampio spazio, riportando posizioni e dibattiti, cercando di spiegare la posta in gioco. Quello che in generale è venuto secondo noi a mancare non sono state cifre o tecnicismi urbanistici quanto una robusta e sostanziale spiegazione politica che evitasse pericolose torsioni personalistiche e disegnasse uno scenario compiuto e completo su Verona.