Creare le premesse per infrastrutturare l’area della Marangona, zona spesso dimenticata soprattutto perché di difficile accesso mentre qui l’Amministrazione Tommasi insieme con la guida di Confindustria vede la possibilità di crerare una nuova porta di sviluppo della città. E questo conferma che Verona se vuole crescere ha spazi a sud e non a nord. Questo uno dei motivi principali che ha portato il sindaco Tommasi e la sua Giunta a dirottare i 54 milioni previsti dall’autostrada Serenissima per il passaggio stradale a nord sotto le Torricelle sulla strada di Gronda, una minitangenziale a ovest della città che dovrebbe, aspetto non secondario, alleggerire il traffico di attraversamento nei quartieri di Santa Lucia e Golosine. Una scelta che, in accordo con A4 e ministero delle ‘infrastrutture, il Comune ha formalizzato con impegni precisi e intende realizzare l’opera in cinque, sei anni collegando di fatto la tangenziale sud all’altezza dell’uscita di Alpo con la bretella T4-T9 all’altezza dello svincolo del Fenilon. Dice infatti il Comune in una nota ufficiale: “Un risultato storico, frutto di un lavoro di squadra tra gli enti coinvolti, che dà il via libera ad un’opera fondamentale e urgente per il territorio veronese. Opera che finalmente scaricherà i quartieri di Verona Sud dal traffico di attraversamento e dal traffico pesante e rilancia da subito l’area della Marangona che, infrastruttrata, subisce un impulso fondamentale.” In dettaglio, il nuovo progetto prevede la sistemazione degli attuali svincoli di ingresso e uscita cosi come la realizzazione di una nuova bretella a due corsie per senso di marcia comprensivi di svincoli su via Mantovana. Un’opera che alleggerirà la congestione quotidiana sullo svincolo di Verona Nord”. E viene confermato che l’opera dovrebbe portare al rilancio della Marangona: “Prende così forma il grande puzzle per riqualificare a livello di infrastrutture la zona sud della città, sgravando i quartieri dal traffico e rilanciandone l’elevata vocazione logistica e produttiva”.
“Benefici al Quadrante Europa e ai quartieri S. Lucia e Golosine”
“La realizzazione della strada di gronda, infatti, – dice il Comune- si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione viaria di questa parte del territorio di cui fa parte anche la Variante alla Statale 12 e il progetto del ribaltamento del casello di Verona Sud. Una visione di ampio respiro, che si traduce in opere che vogliono essere risolutive e ispirate ad un modello di città sempre più attrattiva e vivibile”. “La Strada di Gronda rappresenta inoltre un importante volano per lo sviluppo dell’area della Marangona, un triangolo di circa 1 milione 500 metri quadrati a sud est del Comune, in larga parte di proprietà del Consorzio Zai, compreso tra l’autostrada Milano-Venezia (A4), la ferrovia Bologna-Verona e la ferrovia Verona-Mantova. E’ indubbio che l’infrastrutturazione da qui a pochi anni, di una strada a due corsie per senso di marcia che interesseranno l’area della Marangona, alzeranno in modo esponenziale il valore urbanistico ed attrattivo della stessa”, assicura il Comune”. Delle nuove infrastrutture beneficerà anche il Quadrante Europa, che avrà collegamenti diretti per chi arriva dalla parte sud della città così come da Dossobuono, Castel d’Azzano, Sommacampagna, ma anche per chi arriva da nord, che troverà due nuove strade di scorrimento con svincoli di ingresso e uscita in punti strategici del rete viaria cittadina. L’importo di 54 milioni richiesto da Palazzo Barbieri all’A4 ”a quanto stimato, coprirà per intero i costi dell’infrastruttura”, pronta entro il 2028.. “È un gran giorno per Verona – ha commentato l’assessore Tommaso Ferrari – perché annunciamo un’opera importante per la viabilità cittadina e fondamentale per sgravare il traffico, pesante e non, grazie alla realizzazione di un bypass che andrà ad alleggerire il transito nei quartieri a sud della città.. Inoltre va sottolineato come la Strada di Gronda interessi la zona della Marangona, per rimarcare la differenza tra un’area ‘vergine’, che necessita di un coefficiente di sviluppo di un certo tipo, rispetto ad una infrastrutturata, che invece è un volano per la sua espansione. Questa intrastruttura inoltre potenzia l’altro asset della città, il Quadrante Europa, aiutandone la tenuta e l’economia. Qui vogliamo inaugurare una stagione di infrastrutture pubbliche nella nostra città per lo sviluppo sostenibile”.
Il Pd: “Il Traforo? Ci pensi Salvini”
La vicesindaca Barbara Bissoli ha rivelato poi che abbiamo avviato gli iter, i procedimenti per mettere in campo tutti i professionisti che si occupano di fare revisione del PRC – PAT – PI, e tra questi professionisti abbiamo già incaricato un gruppo di lavoro che si occuperà di viabilità e trasporti. Credo che sia la prima volta ma abbiamo ritenuto sia assolutamente necessario perché la città di Verona è interessata e sarà interessata da una miriade di infrastrutture. Le riflessioni sono sulla necessità di infrastrutture che possano scaricare il traffico che oggi interessa in modo eccessivo strade cittadine come via Albere e via Mantovana”. “Il rilancio di quest’opera da tanti anni ipotizzata e mai realizzata è il risultato di un grande lavoro di squadra e di ascolto dei bisogni della cittadinanza, nel quale è stato importante il contributo di idee dei consiglieri comunali e circoscrizionali DTS della 4a circoscrizione, Questa è una delle molte infrastrutture che intendiamo realizzare, come amministrazione, per far diventare Verona una città moderna, europea, con una mobilità dolce e sostenibile”, afferma Annamaria Molino, capogruppo DTS, Lorenzo Didonè e Paola Poli, consiglieri, a nome del gruppo Damiano Tommasi sindaco. E il Traforo va in soffitta? Sì e lo spiega il gruppo del Pd in una nota: “Coloro che tornano ad invocare il traforo come panacea di tutti i mali dovrebbero spiegare come mai non sono riusciti nemmeno a finanziarlo negli ultimi 15 anni in cui – magari con casacche diverse, ma comunque appartenenti alla stesa area politica – sono rimasti ininterrottamente al governo della città. La ragione, arcinota, è riconducibile ad un progetto dai costi immani (330 milioni di euro più Iva nella delibera del 2009, saliti a 524 milioni Iva compresa in una delle ultime delibere del 2011) non bancabile in quanto non sostenibile dal punto di vista finanziario oltre che ambientale. Il traforo corto è stata una opzione considerata che tuttavia non offre lo stesso livello di soluzioni della precedente e costa quasi il doppio della strada di gronda (si comincia a ragionare dai 100 milioni di euro). Ci verrebbe facile rintuzzare i leghisti che ora protestano dicendo che Salvini potrebbe distogliere una parte dei 5 miliardi destinati al ponte di Messina, ma il governo della città è una cosa seria: la scelta è tra tenere sottoterra il “gruzzolo” per altri 5 anni, attendendo la sua ulteriore svalutazione, oppure impiegare finalmente queste risorse per un’opera che, come ogni intervento infrastrutturale, non è di per se risolutiva se non viene accompagnata da una politica coerente. E’ questo quanto si appresta a fare l’amministrazione comunale che come Pd appoggiamo pienamente: smobilitare risorse a favore dei quartieri e dello sviluppo economico e attuare una politica di riduzione dell’uso dell’auto privata in favore del trasporto sostenibile. Il vezzo di fare di un’opera una bandiera politica lo lasciamo alle opposizioni”. Lo affermano i consiglieri comunali Pd Fabio Segattini, Francesco Casella, Carla Angoli, Alberto Falezza e il segretario provinciale Franco Bonfante.