Marangona, altre soluzioni sono possibili?

Prima di valutare l’opportunità o meno di trasformare i circa 1.500.000 mq di area ancora agricola della Marangona, in logistica e produttiva, ritengo necessario ricordare che nel 2020, la nostra provincia è stata la seconda nel Veneto per consumo di superficie agricola e che Verona ha circa 2 milioni di mq di verde in meno rispetto alle norme urbanistiche, dei quali 800mila solo a Verona sud. Quindi si evince che la prima necessità del nostro territorio è di aumentare le superfici verdi e piantumate, non di consumare le poche zone verdi ancora rimaste.
Detto questo, alla Marangona è prevista la realizzazione di cinque moduli, cioè di cinque ambiti a destinazione logistica. Per fornire di infrastrutture adeguate l’intera area e poter realizzare questa operazione, il Consorzio ZAI ha venduto la corte Alberti di circa 170.000 mq alla VGP Italy, che realizzerà le strutture relative al primo modulo logistico di 78.000 mq coperti, composto da quattro corpi edilizi destinati a piattaforme logistiche, uffici e locali accessori, serviti da parcheggi e strade di distribuzione interne; saranno destinati anche ampi spazi per il produttivo. Nella vicina Corte Monsuà, dovrebbe essere realizzato il secondo modulo logistico.
Il vicino interporto del Quadrante Europa risulta l’hub più grande d’Italia, all’incrocio di due corridoi ferroviari europei. Nel futuro, le merci provenienti dal centro e nord Europa, arriveranno soprattutto in container trasportati su rotaia e i poli intermodali dovranno essere attrezzati per le operazioni di scambio. Si renderebbe quindi necessario rafforzare le aree già
destinate alla logistica. Ma, nonostante la vicinanza di aree dismesse idonee ad ospitare poli logistici, si intende puntare sulla grande zona agricola della Marangona, di proprietà al 50% del Consorzio ZAI.
Nel piano viene proposta una metropolitana di superficie per collegare le stazioni dei Comuni limitrofi, il Catullo e il lago di Garda, ma le attuali linee ferroviarie rispondono adeguatamente ai collegamenti con le stazioni dei comuni della provincia e il Catullo non ha certo un’utenza così numerosa da supportare la gestione di una linea di metrotramvia. Si ha l’impressione che si tratti di una ipotesi irrealizzabile per i costi di costruzione e di gestione, che però serva a giustificare la cementificazione della Marangona.
Da sottolineare che dieci anni fa, la Provincia ha destinato 10 milioni di mq ai comuni limitrofi a sud di Verona, (Isola della Scala, San Giovanni Lupatoto, Nogarole Rocca, Oppeano e Vigasio) per realizzare strutture produttive e logistiche. Non tutte le aree sono state utilizzate.
Sarebbe quindi consigliabile che, prima di decidere nuove gettate di cemento su aree ancora verdi, si prendessero in considerazione le tante zone industriali dismesse e i vari poli logistici già in funzione o previsti nel comune di Verona e nella provincia, nel rispetto dell’equilibrio ambientale.
Giorgio Massignan
(Veronapolis)
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Sicuramente ci sono molte aree industriali e artigianali dismesse da recuperare e per farlo servirebbero precise indicazioni, norme e volontà da parte del Comune. Ma sulla Marangona proprio Palazzo Barbieri per primo dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso. Perché la destinazione di quest’area è già decisa dal Paque ed è a vocazione logistica, come ricorda bene Massignan. Solo che continuano le proposte più disparate come se fosse un grande contenitore nel quale farci stare tutto. Torna la proposta di inserire l’acquapark con le onde per il surf, vengono proposte le ciclabili in mezzo ai capannoni, la stazione per la metro di superficie, l’area dell’innovazione, un palazzetto della musica e avanti così. La vera sfida che il Consorzio Zai sta portando avanti è invece quella di inserire una logistica di alta qualità e alto contenuto tecnologico. E siamo sicuri per esempio che non siano arrivate proposte per soluzioni sotterranee?