E’ improvvisamente mancato l’imprenditore Giuseppe Manni, 83 anni, colto da malore nella notte. Industriale illuminato, era a capo della Manni Group in quanto presidente della Holding Panfin Srl. Imprenditore lungimirante, ha trasformato in realtà industriale internazionale l’attività fondata dal padre nel 1945 a Verona. Oggi Manni Group è attiva nel campo siderurgico e composta da oltre 1.200 persone in 6 Paesi.
Giuseppe Manni si è distinto non solo per le sue capacità manageriali, ma anche per il suo impegno filantropico, in ambito culturale attraverso collaborazioni con università, istituzioni, associazioni e ordini professionali per la diffusione dell’arte e della cultura in Italia e nel mondo; e sociale, sintetizzata dalla Brain Research Foundation Verona Onlus – Fondazione di Ricerca sulle Malattie del Cervello, da lui fondata nel 2010.
Sempre attivo a favore della città con mille iniziastive sia culturale che filantropiche, Manni aveva preso a cuore la Stella d’acciaio di piazza Bra e chi gli è stato vicino racconta che la vicenda del crollo di un pezzo della Stella in Arena lo aveva molto scosso.
Interveniva spesso nei dibattiti sulla città, in particolare assieme agli avvocati Lamberto lambertini e Giovanni Maccagni. Proprio Maccagnani ne traccia un toccante ricordo: “Il valore di ogni cosa si comprende davvero solo quando questa cosa manca. Finche’ è presente il suo valore diventa meno immediatamente percepibile.
E questo ancor piu’ quando si tratta di realta’ essenziali, ma la cui presenza e’ data per scontata come se non potesse mai mancare.
Come l’aria o l’acqua.
Nel caso di Giuseppe queste parole assumono una pregnanza particolare.
Giuseppe era una persona speciale. Irradiava anche al primo incontro una forza particolare, uno stile unico”.
Maccagnani ricorda prima di tutto l’uomo, la sua sensibilità, la sua vocazione per gli altri sempre con basso profilo.
“Persona d’altri tempi, umile nei tratti, ma profondamente aristocratico, nel senso piu’ nobile, nello spirito. L’essere imprenditore di successo non era per lui il punto di arrivo di un ego sociale autoreferenziale, ma erano (e conoscendolo personalmente direi soprattutto), il punto di partenza per poter riversare nel mondo della cultura e della cura dei meno fortunati i propri talenti.
Abbiamo condiviso molte iniziative culturali e benefiche, sulle qua non mi soffermo perche’ note a tutti.
Incidentalmente ricordo (a sottolinearne la spartana caratterizzazione operativa) che gli incontri nella sua presigiosa sede, avvenivano tra i suoi innumerevoli impegni, durante le pause pranzo (spesso col collega Lamberto Lambertini) ed erano da Giuseppe definiti scherzosamente, ma significativamente, incontri per un panino metallurgico, per evidenziarne l’operativita’ e l’operosita’ piu’ che l’aspetto culinario…”
“Ebbene” prosegue Maccagnani, “in tutte le iniziative che abbiamo condiviso, l’impronta essenziale della sua azione era la finalita’ altruistica; essa era il vero punto archimedeo su cui si fondavano lo slancio e la possibilita’ di successo di esse. Il vuoto che lascia e’ davvero enorme. Verona, e non solo, perde uno dei suoi grandi uomini. Cerchiamo tutti di onorarne la memoria facendo tesoro della sua testimonianza davvero esemplare.
Questo credo sia l’unico modo per attenuare la sensazione di smarrimento in cui tutti coloro che come me hanno avuto la fortuna di conoscerlo stanno ora vivendo”.
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