Il calcio è così, prende e dà, un po’ come la vita.E a volte ritornano, come succede tutti i giorni. Se a Mandorlini, dite “Lazarevic”, di sicuro andrà qualcosa di traverso. Perchè in quel derby era l’Hellas favorito e il Chievo navigava sul fondo-classifica. In panchina era appena arrivato Corini, c’era aria di crisi e l’idea di affrontare l’Hellas non incoraggiava granchè. Anche se i derby sono “strani”, tante volte finisce per vincere chi non è favorito. Come quel giorno. Tutto in equilibrio, sul filo del rasoio, tensione tanta e poco gioco. Così, sembrava uno 0-0 già scritto, prima che entrasse in scena lui, Dejan Lazarevic. Talento certo, peccato che le qualità non sempre siano state accompagnate dal carattere. Dalla continuità. Ma Lazarevic era uno che aveva i colpi in canna, perchè il talento non si improvvisa, nè si compra al mercato. E quando c’è, può apparire all’improvviso, anche sul finire di una partita segnata.
Eccolo, Lazarevic. Prende palla, s’infila in area, non lo prendono, batte sul primo palo, sotto la curva sud. E il Chievo vince il derby. “Sono nella storia del Chievo, vorrei entrare in quella del Legnago”, ha detto.
Domenica avrà una buonissima occasione per farlo. Arriva il Padova di Mandorlini, in lotta per salire in B. Il Legnago di Lazarevic lotta per restarci, un po’quello che succedeva al Chievo in quell’anno. Mandorlini lo guarderà con sospetto. Lazarevic ripasserà il suo bagaglio. A volte ritornano. Anche i miracoli.