Emblematico il titolo del convegno: “Invermectin days”, dal nome del farmaco che due anni fa valse il Nobel della Medicina all’irlandese Campbell e al giapponese Omura, ma che in Italia non è registrato, nonostante sia indicato per molte malattie, tanto da essere definito “wonder drug”.Questo il quadro tracciato da alcuni tra i maggiori esperti italiani di medicina tropicale, riuniti dal Centro per le Malattie Tropicali dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar , in collaborazione con il Centro Salute Globale della Regione Toscana e la Regione Veneto.
Si sono confrontati con le istituzioni sanitarie sull’accesso nel nostro Paese ai farmaci essenziali per il trattamento delle malattie d’importazione.“Con l’abitudine dei viaggi internazionali e l’intensificarsi del fenomeno migratorio, il quadro epidemiologico in Italia è fortemente cambiato – afferma il professor Alessandro Bartoloni, presidente della SIMET (Società Italiana di Medicina Tropicale e Salute Globale) – Le patologie in questione, comportano conseguenze molto gravi in termini di invalidità, decessi evitabili e costi economici, perché le complicanze richiedono ricoveri e cure costose. Ci appelliamo ancora alle istituzioni perché i farmaci per curarle siano resi disponibili nel SSN”.Le patologie “orfane” dei farmaci” hanno un costo umano innanzitutto (se non diagnosticate in tempo e non trattate possono essere mortali) e per il Servizio sanitaria nazionale in termini di cure, ricoveri anche per interventi chirurgici. Costi che potrebbero essere evitati se i farmaci fossero disponibili anche nelle farmacie.