Questione di sensazioni. Le stesse che ti portano a esordire nei preliminari di Champions League o a staccarti completamente da quel mondo, per intraprendere una nuova sfida: “Quando giocavo al Chievo ho deciso di rilevare un’antica profumeria, di fianco alla sinagoga ebraica. Ora faccio la spola con la mia Venezia”.
Lui è Marco Malagò, ex calciatore professionista, che con quel classico accento veneziano, racconta che dal 2008 è diventato l’attuale proprietario di “Carlotta’s”, attività
storica del centro. Molto più che un semplice negozio, e non certo la classica profumeria. In cui le vendite sono sì importanti, ma la soddisfazione del cliente conta ancora di più. “Trasformare una passione in un lavoro è l’obbiettivo, e nel tempo da semplice investimento si sta trasformando in qualcosa a cui tengo molto. E’ un mondo non convenzionale che mi affascina, e c’è tanto da imparare”.
Malagò, come mai questa scelta?
Perché ero un po’ saturo del calcio, avrei potuto giocare ancora, ma non avevo più stimoli. Mi avevano proposto di fare l’allenatore, ma sei comunque un dipendente alle volontà della società. E io voglio essere padrone di me stesso.
Cosa c’è di “diverso” nella sua profumeria?
Un profumo fatto da un marchio commerciale ha lo scopo di piacere a tutti. Quelli che proponiamo noi, sono marchi storici che come obbiettivo primario hanno quello di scaturire un’emozione, attraverso un odore. Sono come dei quadri, come un vino, non tutti abbiamo gli stessi gusti.
E lei di cosa si occupa?
Seguo la parte operativa dai fornitori, agli ordini. Anche se di recente ho sostituito un dipendente in negozio, e l’ho trovata un’esperienza affascinante. S’instaura un rapporto col cliente, con la speranza di renderlo soddisfatto e sicuro dell’acquisto.
Altre idee in cantiere?
Sto aprendo a Venezia un negozio dedicato al merchandising ufficiale delle più importanti società calcistiche, ai turisti piacciono molto questo tipo di prodotti.
Dell’attuale situazione del Chievo cosa ne pensa?
E’ stata una doccia fredda, era da un po’ di anni che si diceva che c’erano problemi, e pensavo si risolvessero come sempre. Son rimasto sinceramente stupito. Pellissier credo sia la persona giusta, poi serve una cordata al suo fianco per ripartire davvero.
Il ricordo più bello di quegli anni?
Quando siamo riusciti a giocarci quei pochi minuti di preliminari di Champions ed Europa League.
In quei momenti percepisci che c’è un gradino superiore, giocare in Europa è una cosa molto bella, si respira proprio un’aria diversa, con alle spalle grosse “organizzazioni”.
EffeErre