Mago Juric stupisce ancora Tameze e Lovato, che idee

C’era una volta il Mago. Acca Acca, lo chiamavano, dove Acca Acca sta, in realtà, per HH, cioè Helenio Herrera. Anni ‘60, favolosi. Pochi giornali, poca Tv, potevi raccontare e romanzare, a volte aggiungere pure qualcosa, tutto quanto fa leggenda.
Il Mago, già. Capiva di calcio e di uomini e, qualche volta, sapeva pescare la mossa giusta, al momento giusto.
Fate un salto di 60 anni e, op là, c’è un allenatore che, se va avanti così, diventerà un Mago per davvero.
Si chiama Ivan Juric, conosce di calcio e di uomini. E’ a Verona da due anni e da due anni l’Hellas viaggia tra le grandi, senza dirlo troppo in giro. Anzi. L’Europa è lì, che se allunghi una mano, la tocchi e lui: “Macchè, pensiamo alla salvezza”.
In questo, sembra uguale all’altro mago, quello della Bovisa, nome e cognome Osvaldo Bagnoli. Beh, dicevamo, Ivan Juric è qui da due anni e quel che tocca diventa oro. Kumbulla, Amrabat, Rrhamani, Verre, Pessina. Glieli hanno ceduti e lui, brontolando un po’, più per dovere che per convinzione, li ha già dimenticati.
Dategli un Tameze qualunque e te lo fa diventare un fenomeno. Ha brontolato un po’, ma in sette/otto partite ha rivoltato l’Hellas, facendolo diventare, se possibile, ancora più forte. Perchè il Verona di oggi, quello che passa all’Olimpico con la Lazio (non succedeva dall’anno dello scudetto, guarda un po’), è più forte dell’anno scorso. Con Lovato, Barak, Tameze, Dimarco, Ceccherini, Magnani, giusto per capire. Perchè il segreto, alla fine della giostra, è quell’uomo che urla come un ossesso, dalla panchina. Uno che la patente di mago se l’è già guadagnata,senza usurpare titoli a nessuno.
“La mossa dell’Olimpico, la studieranno a Coverciano” ha scritto qualcuno. Già, qui torna in ballo Tameze. Preso dal Nizza, dopo una stagione così così all’Atalanta di Gasperini. Tameze è centrocampista, ma Ivan Juric l’ha preso da parte, prima della Lazio, perchè s’era immaginato una partita diversa. “Giochi lì” gli ha detto, indicandogli quel ruolo di falso centravanti (va bene, falso nueve, suona meglio oggi) che Tameze in vita sua non aveva mai fatto.
“Giochi lì e fai quello che ti spiegherò” gli ha detto Juric, che la partita se l’era già giocata in anticipo, come sempre. Beh, che ti combina, Tameze, falso nueve? Ti combina che scombina i piani di Inzaghi, ma non solo. Perchè il Falso nueve sa diventare, quando serve, anche “vero nueve”. E così, dribbla Reina e infila a porta vuota, 2-1 e tanti saluti a Inzaghi e alla Lazio.
Ma Juric, se ne inventa un’altra all’Olimpico. Questa è già un po’ più vecchia, come mossa. Da un po’ ha scoperto che per andare avanti, tante volte, bisogna semplicemente tornare indietro. Tutti marcano a zona? E lui (anche il suo maestro Gasp, lo fa) prende da una parte Lovato e gli dice “vai a prendere Milinkovic, lo marchi, non lo fai giocare”.
Stessa cosa aveva fatto a Milano con Calhanoglu, allora era stato Dawidovitz il mastino.
Risultato? Milinkovic fuori dai giochi, costretto a girare al largo, braccato da Lovato dall’inizio alla fine. E se togli alla Lazio il suo uomo migliore, lì in mezzo al campo, è come spegnere la luce. Certo, tutt’intorno serve tanta altra roba. Ma serve soprattutto che il Mago sappia, qualche volta, inventare. In fondo, la storia del “mago della Bovisa” iniziò con un’idea stravagante, Briegel su Maradona. E siamo ancora qui a chiederci se è tutto vero…
Raffaele Tomelleri