Madre Poloni, riconosciuto il miracolo Il presidente Fontana: “La sua opera continua a ispirare chi si dedica al bene comune”

La veronese Madre Poloni sarà presto innalzata all’onore degli altari. Durante l’ultima udienza concessa al cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei santi, papa Francesco ha infatti autorizzato la promulgazione di sei decreti. Tra questi, il miracolo attribuito alla beata Vincenza Maria Poloni, fondatrice dell’Istituto Sorelle della Misericordia. “Sono felice che la beata veronese Vincenza Maria Poloni sarà proclamata santa. Ritengo che sia una bella notizia per Verona e per chi si riconosce nella sua testimonianza viva di amore e servizio al prossimo. L’opera di Vincenza Maria Poloni è proseguita nell’istituto, da lei fondato, Sorelle della Misericordia e continua a ispirare chi sceglie di dedicarsi al bene comune. Il suo esempio resta vivo e attuale: rettitudine, pazienza, umiltà e carità, valori che rimangono fondamentali per costruire un mondo più giusto, solidale e accogliente”. Così il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. La beata Vincenza Maria Poloni nacque (con il nome di Luigia) e fu battezzata a Verona, nella chiesa delle Arche Scaligere il 26 gennaio 1802. Passò gli anni della giovinezza nella casa paterna, tra lavoro, meditazione e preghiera, nella cura e assistenza dei familiari, nell’educazione dei suoi nipoti e nella gestione di un difficile equilibrio finanziario dei suoi, superando sacrifici, preoccupazioni e angustie. Per più di trent’anni ebbe come direttore spirituale don Carlo Steeb. Dopo lunga maturazione, lasciò la casa paterna per seguire la sua vocazione alla carità tra gli infermi del Ricovero e dell’Ospedale, per i quali lo Steeb progettava un’istituzione religiosa che potesse assicurare un tale servizio. La fondazione prese inizio il 1° novembre 1840, quando, già nota in precedenza, la Poloni fu accettata come capo infermiera nella pia Casa di Ricovero di Verona insieme con tre compagne, che cominciarono a vivere in modo religioso, tra difficoltà e ostacoli, opposti alla loro azione di assistenza, sostenute dalla carità di don Steeb e dei Padri camilliani. Finalmente, la domenica 10 settembre 1848 si procedette al rito della vestizione e professione da parte del vescovo Mutti nella chiesa di Santa Caterina annessa al Ricovero. Fu allora che Luigia Poloni, che vedeva coronati i suoi voti, prese il nome di Vincenza Maria. Colpita da un tumore al petto subì operazioni e cure dolorose, che affrontò sveglia e senza lamenti. Lottò quaranta giorni tra la vita e la morte. Chiesti gli ultimi sacramenti, presso a morire, raccomandò alle sue figlie la carità: «Sorelle, amatevi!». L’assisteva don Steeb, le stavano attorno le figlie. Morì 1’11 novembre 1855. Fu deposta nel sepolcro dell’Istituto tra le spoglie mortali di quante l’avevano preceduta, con le cui ossa si confusero le sue. Appagata nel desiderio di nascondimento, il Signore la glorificò nell’Istituto e fra quanti, nella loro fede, la invocano. Il miracolo necessario per la sua beatificazione venne indagato nel 1994 e fu ratificato il 7 aprile 1995. Fu beatificata a Verona con celebrazione solenne il 21 settembre 2008. La sua memoria liturgica viene celebrata annualmente il 10 settembre.