Per laicità si intende, in primo luogo, l’indipendenza dall’influenza dogmatica, morale, pratica e politica da qualsiasi ingerenza confessionale. Per estensione, talvolta l’espressione si presta a indicare un’equivalente indipendenza di pensiero da influssi di matrice ideologica, intendendo quest’ultimo termine in un senso piuttosto restrittivo, come pacchetto preconfezionato di idee, meccanicamente ripetute.
Questo slittamento, tuttavia, pone una serie di quesiti interessanti, perché è indicativo del fatto che la stessa confessione religiosa è, a tutti gli effetti, un apparato ideologico. L’Italia, Paese dalla forte tradizione cattolica, figlia anche della mai risolta “questione romana” – espressione con cui si indica, in contesto risorgimentale, la necessità di elidere lo Stato della Chiesa dal territorio italiano – è esempio lampante in questo senso: il pulpito è stato, in certi periodi più che in altri, ma consistentemente, un luogo dal quale veniva veicolato un messaggio pienamente politico.
Come dimenticare, d’altronde, la famosa espressione “Dio ti vede, Stalin no”, che dovrebbe suonare stonata a chiunque sostenga la necessità di garantire l’incondizionato esercizio della volontà e dell’espressione, in specie in materia di opzione politica.
La stessa Italia, permeata da un reticolo carsico di cattolicesimo, è costituzionalmente uno Stato laico: ciò significa che, non assumendo alcuna religione ufficiale, permette il libero culto di tutte. Il senso comune democratico e, appunto, laico, induce generalmente a considerare l’assunzione da parte di un Paese di una religione di Stato un portato del passato o, in ogni caso, una pericolosa porta di accesso al radicalismo.
Pare sfuggire, però, che non è necessario addentrarsi in territori “esotici” per incontrare queste strane forme costituzionali; anzi, l’Italia confina – unico Paese in Europa – con un Paese la cui forma di governo è una monarchia assoluta teocratica e ierocratica, ossia la Città del Vaticano – in cui, inutile a dirsi, il cattolicesimo è religione di Stato.
Il Vaticano mantiene, in campo internazionale, una posizione di neutralità; unica eccezione è proprio l’Italia, che per prima ne riconobbe l’indipendenza con i Patti Lateranensi siglati da Mussolini nel 1929, rivisti con il Concordato del 1984, presidente del consiglio Bettino Craxi. Una situazione unica, che oppone alla struttura de iure una situazione de facto che induce, quantomeno, a soppesare le parole nel momento in cui si rivendica, rigorosamente a parole, la laicità dello Stato italiano.
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