L’impressione è che si rischia una guerra tra poveri, o quantomeno una baruffa di cortile. Solo che a perdere sono sempre i cittadini e i turisti che si aspettano servizi all’altezza della fama della città e al pari di quelli che trovano altrove, in Italia e all’estero. Motivo: molti veronesi e tanti turisti si lamentano che spesso non riescono a trovare un taxi o che devono fare attese lunghissime prima di vederne arrivare uno, soprattutto alla stazione di Porta Nuova, dove in particolare alla sera quando arrivano i treni da Milano, tanti viaggiatori si mettono in fila per mezz’ora per poter andare a casa o (i turisti) in albergo. Discorso uguale per chi arriva in aeroporto dove per raggiungere la città o ci si affida al pullman navetta di Atv o si cerca disperatamente un taxi, con una spesa non di poco conto. Bene, le licenze per i taxi a Verona sono 177 e vengono rilasciate dal Comune. Tante? Poche? Dipende dai periodi probabilmente; in piena stagione turistica come adesso o nei periodi delle grandi Fiere come Vinitaly la domanda è sicuramente superiore all’offerta. Nei mesi invernali invece non c’è problema. In una città di 260mila abitanti con 177 licenze vuol dire che i taxi sono 0,68 per 1000 abitanti. Più della media nazionale, ma molto meno che nelle grandi città: a Roma sono 2,79 per mille abitanti, a Milano sono 3,60 ogni mille abitanti. Ma se alla sera in stazione tutti devono aspettare il taxi non è che forse uno dei motivi è anche dovuto alle pochissime corse serali degli autobus? Dopo le 21, ma anche prima, i tempi di attesa per un autobus diventano enormi, si fa prima a mettersi in cammino e andare a casa a piedi. Ma chi abita fuori città cosa deve fare? E chi ha tanti bagagli? O bimbi piccoli? Aspetta un taxi. Ma perché all’estero, come Portogallo o Spagna, con una app sul telefonino posso chiamare in qualunque momento della giornata un taxi di Uber o di Bolt e in due minuti sono servito con una spesa minima? La liberalizzazione del servizio in Italia non è mai partita per la fortissima opposizione dei taxisti, una delle ultime vere corporazioni che come ricorderete hanno minacciato fuoco e fiamme protestando davanti al Parlamento.
La Corte europea libera il mercato. Sella (Uritaxi): “Veniamo attaccati, ma non possiamo sostituirci alle corse di Atv”
Ma una città che vuole essere capitale del turismo, capitale fieristica, punto di riferimento del turismo congressuale e quant’altro ancora può avere una difficoltà così forte nella mobilità, al punto che sei costretto a utilizzare il mezzo privato invece di affidarti al trasporto pubblico? Una rivoluzione potrebbe arrivare dalla sentenza della Corte di giustizia europea. Vediamo. Prendendo in esame il quesito di una società di Ncc spagnola operativa su Barcellona, contro le norme in vigore nella città catalana, la Corte di Giustizia europea ha affermato che proteggere il reddito dei tassisti sul mercato non è una buona ragione per restringere l’accesso di potenziali concorrenti. In altre parole, le norme che impongono un numero massimo di licenze taxi sono illegittime, qualora la giustificazione fondamentale sia quella di proteggere la praticabilità economica del servizio: cioè il reddito dei tassisti oppure il valore delle licenze. Una chiara apertura alla libera concorrenza in un mercato bloccato dove a rimetterci è il cittadino che si deve spostare in tempi rapidi e con costi contenuti all’interno di città che stanno giustamente seguendo la politica di disincentivare l’uso dell’auto privata. La sentenza europea quindi è applicabile in tutti i Paesi dalla Ue ed è verosimile che sia destinata a produrre effetti anche in Italia, laddove il sistema dei taxi è spesso soggetto a normative locali che restringono il numero delle licenze, con l’obiettivo politico di salvaguardare la posizione economica dei tassisti già operativi, e quindi discriminando coloro che vorrebbero entrare nel mercato come appunto le piattaforme di Uber e Bolt o le compagnie di Noleggio con conducente. Salvaguardare il valore delle licenze, dunque, non sarà più rilevante per limitare il numero delle licenze taxi. Mas i tassisti non ci stanno a finire sul banco degli accusati. Stefano Sella, presidente Unione Radiotaxi (Uritaxi) e vicepresidente nazionale spiega: “Tutti sono pronti a puntare il dito contro di noi, ma ricordo che il taxi è un servizio integrativo del trasporto e garantiamo sempre il servizio: durante il Covid noi c’eravamo per portare i clienti dentro e fuori dagli ospedali, rischiando sulla nostra pelle”. Ma 177 licenze a Verona sono tante o poche? “Dipende dai momenti: in inverno si lavora meno, ovviamente. Adesso stiamo reggendo abbastanza bene nonostante una serie di problemi che si scaricano su di noi tassisti”. Per esempio? “Se Atv ha meno corse, possiamo essere noi il servizio sostitutivo. E se i clienti in stazione aspettano in fila alla sera un taxi, perché dopo le 20.30/21 non ci sono più corse di autobus? E i cantieri del filobus che ci costringono a code e tempi lunghi non ostacolano il nostro lavoro? Non è un caso che le nostre ferie sono ridotte all’osso e che le multinazionali spingano per entrare nel mercato”. Forse il servizio potrebbe migliorare… “Certo noi ci dobbiamo migliorare, ma tutti coloro che fanno trasporto e lavorano sulla strada si devono migliorare, non solo noi”.