Spettabile redazione,
sono uno sportivo che in questo momento, come tutti, almeno penso, non ha certo in testa pensieri “di campo” e di gol. Oggi non è quella la partita più importante, ma è quella che si gioca ogni giorno su altri campi.
Leggo di continuo il tentativo di fissare comunque delle date per la ripresa dei campionati, con ipotesi sempre più strampalate. C’è chi vorrebbe addirittura riprendere gli allenamenti in una situazione come questa. E’ pensabile tutto questo? Credo che la cosa più intelligente sarebbe quella di dichiarare, oggi, l’azzeramento del campionato e pensare, semmai, alla prossima stagione. Voi, che cosa ne pensate?
Alessandro, Verona
Caro Alessandro,
penso anch’io che la cosa migliore, la più intelligente, sarebbe quella di chiudere con le proposte “balzane” che ogni tanto arrivano e “allinearsi” al resto del paese, come dice spesso Damiano Tommasi. “Il calcio non può sempre ragionare come vivesse in un mondo a parte” ha osservato anche nei giorni scorsi Tommasi.
Invece, purtroppo, ci sono interessi talmente grandi che è impossibile, per i tanti “fenomeni” che si aggirano nel circo del calcio, pensare ai problemi reali. Che oggi, al di là degli interessi economici in ballo, non sono quelli di riprendere la serie A o la serie B, nè tantomeno la Champions League. Ma quello di capire le priorità, rendersi conto, soprattutto, che non ci potrà mai essere calcio, sport, gioia, finchè il mondo, non solo l’Italia, sarà dominato da questo mostro che ci ha stravolto.
Come si fa a pensare di tornare in campo a maggio? A giugno? Certo, sarebbe bellissimo, ma è pensabile possa avvenire?
Tutti noi vorremmo che il campionato riprendesse domani, ma è umanamente impossibile. Così trovano scarsa credibilità anche le varie ipotesi ventilate. Play off, finale concentrato, addirittura campionato e Coppe giocate in due mesi. No, non succederà, con buona pace di Lotito e di quelli come lui che avrebbero persino voluto rimandare in campo le squadre ad allenarsi.
Una follia. Il calcio si ferma, così come s’è fermato tutto lo sport, dal ciclismo alla Formula 1, per non parlare delle Olimpiadi, cioè l’avvenimento più importante.
E forse sarà anche l’occasione pure per ripensare a uno sport dal volto più umano, dove gli interessi in gioco sono importanti, come le cifre che muovono, ma la cosa più importante è sempre l’uomo. Con le sue emozioni, le sue paure, le sue fragilità. In questo senso, il coronavirus ha fatto giustizia anche di questo. Uno sport dove siano i sentimenti (qualche volta) a vincere. Come ha sempre detto Gianni Mura… “Non ci può essere sport senza umanità”. Ricordiamocelo.