In che misura sono coinvolti i Comuni nel PNRR? Dove si concentrano i fabbisogni di investimento comunali? Quali sono i maggiori elementi di criticità che potrebbero ostacolare la gestione delle risorse aggiuntive in arrivo?
Hanno cercato di dare una risposta a queste domande gli analisti economici del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, che hanno analizzato le opportunità e le sfide per i Comuni nell’ambito del PNRR e presentato una stima del loro fabbisogno di investimenti rimasto in parte insoddisfatto negli ultimi anni.
Il PNRR prevede il coinvolgimento diretto dei Comuni nella messa a terra di progetti per almeno 30 miliardi di euro entro il 2026 che potrebbero arrivare fino a 50 miliardi di euro circa a seconda del volume di progetti di titolarità dei Ministeri che coinvolgeranno gli enti territoriali nella fase di attuazione.
Questo flusso di risorse potrebbe colmare, almeno in parte, il fabbisogno di investimenti comunali rimasto in parte insoddisfatto negli ultimi anni, tenendo conto che la spesa in conto capitale dei Comuni si è ridotta in media del 3% all’anno negli ultimi 15 anni.
Tuttavia, se il tema quantitativo è rilevante, lo è ancor di più quello qualitativo, ovvero “dove” e “come” verranno impiegati questi fondi. Da un lato, infatti, le analisi condotte mostrano che il fabbisogno non soddisfatto di investimenti non è omogeneo su tutto il territorio nazionale e, in particolare, risulta maggiore nei Comuni caratterizzati da una popolazione più giovane, una maggiore distanza dalle principali arterie infrastrutturali, una recente contrazione dell’organico
delle Amministrazioni, una bassa presenza di personale specializzato negli uffici comunali.
Dall’altro, il volume di risorse in arrivo, particolarmente significativo se paragonato all’ammontare tradizionalmente gestito dai Comuni, richiede una modalità efficiente di utilizzo. Il pieno impiego infatti richiederebbe un aumento della capacità annua di investimento dei Comuni di almeno il 60%.
Le restrizioni alle assunzioni del primo decennio degli anni 2000, volte a limitare la spesa pubblica soprattutto tra le amministrazioni locali, hanno portato tra il 2007 ed il 2017 ad una contrazione del personale comunale del 20%. Il blocco del turnover si è riflesso anche sull’età media: il 67% dei dipendenti a tempo indeterminato ha un’età superiore ai 50 anni. A ciò si aggiunga il fatto che la formazione tecnico specialistica di tali figure non è stata coltivata negli ultimi anni. La mancata possibilità di assunzione di personale con competenze specifiche, manageriali, tecniche e informatiche, insieme al basso livello di formazione tecnica, ha influito negativamente sulla capacità di progettazione e implementazione degli investimenti pubblici da parte dei Comuni.
Le Amministrazioni rischiano quindi di non essere preparate al PNRR, a causa di una carenza – sia quantitativa, sia qualitativa – di personale. I dati degli ultimi anni sui tempi di attuazione delle opere pubbliche hanno evidenziato un aumento della durata complessiva delle fasi di attuazione degli investimenti infrastrutturali.
Considerando che il completamento di tali fasi richiede in media ai Comuni tempi tre volte superiori rispetto a quelli di esecuzione dei lavori, è necessario potenziare ed affiancare le strutture coinvolte nelle fasi di progettazione e affidamento dei lavori, in quanto elementi essenziali per riattivare il circolo virtuoso tra investimenti, efficienza dei servizi e qualità di vita per i cittadini.
*presidente Solori