“Ma dai, non è lui…”. “Ma sì, è lui, te lo dico io…”. Ma pensa un po’, uno come lui, 300 e più partite con la Juve, 500 e più da professionista, quasi trent’anni da allenatore, un mondiale con la Nazionale… Ma sì, è proprio Antonello Cuccureddu, lui. Sta spingendo la “carriola” per segnare il campo di Alghero, la sua città. Dov’è tornato, dopo aver chiuso la saracinesca del calcio. Dietro a lui, c’è un cane. Il terreno di gioco è…quello che è. Ma non conta, conta la passione. Quella che Antonello Cuccureddu ha sempre messo nelle sue cose. Di calcio e di vita. Nato mediano/mezzala, diventato terzino dai piedi buoni, gran tiro, ha avuto, probabilmente, meno di quello che avrebbe meritato. Perchè la sua Juve era quella di Zoff, Cuccureddu, Gentile… Era forte, la sua Juve. E ha vinto molto, basta guardare la sua bacheca personale. La stessa passione ce l’ha oggi, gli è rimasta per intero. A 72 anni, lui è lì, segna il campo per il ragazzi. Passione, umiltà, semplicità, si può essere campioni senza perdere di vista la realtà, la propria dimensione. Basta guardarlo in faccia, Cuccureddu è l’immagine della serenità. Ci sono foto che parlano. “Ma come, di cosa vi stupite?” sembra dire Cuccureddu. “Cosa c’è di strano, in quello che faccio? In fondo, se ai miei tempi non ci fossero stati dirigenti, appassionati, tifosi che segnavano il campo, non sarei mai arrivato dove sono arrivato. Adesso tocca a me…”.
In un mondo dove tutto va al contrario, senza volerlo, Cuccureddu ci regala una straordinaria lezione di sport. Di passione. Anzi, meglio. Una bellissima, esemplare, lezione di vita. Grazie.